Un nuovissimo articolo del Comitato Scientifico del BIG. Quaderni etnografici N° 5.31

Ecco a voi dopo un perido di silenzio piuttosto prolungato, un nuovo e incredibile articolo dello Sci-Com il famoso Comitato scientifico del BIG. Il lungo silenzio non è certo dovuto a pigrizia, anzi è dovuto alla meticolosità delle ricerche dei nostri scienziati. Dopo aver toccato molteplici aspetti delle scienze,vedi articoli precedenti quest’anno e la volta di un corposissimo studio etnografico.

Sci-Com Etnografia

La spedizione etnografica dello Sci-Com in collaborazione con la prestigiosa università della Sorbona si è avventurata in una delle zone più remote e pericolose del mondo ovvero le montagne del Panjshir in Afghanistan. La missione era composta dagli etnografi Albert De La Pierre, Richard Des Bonnes Années, dalla famosa guida Alpina Emanuel Orobique e dal famoso fotografo e cineoperatore François Toiat. I nostri impavidi collaboratori sono andati a documentare una particolarissima etnia che vive in questi remoti luoghi, i Krun’luat’h. Questo popolo, fino ad oggi sconosciuto e di cui ignoriamo la genesi del nome, è entrato in contatto con degli europei per la prima volta quando i nostri eroi sono giunti nella remota e chiusa vallata del fiume Bhava dove essi ancora vivono. Questa valle coronata da tre monti altissimi: il Bhass Drhone ed i due picchi gemelli del Thehenor Drhone ha un unico, angusto, passaggio con il mondo esterno che i locali chiamano, per motivi a noi ignoti W’ Ater Tr’Ap è grazie a questo seminascosto passaggio che i Krun’luat’h sono riusciti a mantenere le loro particolarissime abitudini. Quali siano queste abitudini è stato ben presto chiaro ai nostri ricercatori, che si sono trovati di fronte ad una scoperta etnografica di grande rilievo. I Krun’luat’h infatti suonano assiduamente la cornamusa, anzi possiamo asserire che hanno fatto di questa disciplina il centro della loro vita. Essi si dedicano allo strumento con una cura che nel resto del mondo è ormai dimenticata, si può dire che la cornamusa è divenuta, sotto certi aspetti una forma di culto. Parlando con uno dei vecchi saggi del villaggio siamo venuti a sapere che esistono regole ferree per i suonatori e che ogni minima deviazione dall’ortodossia viene punita con inaudita ferocia. L’anziano piper, Duighl Vigh’li’oth, ci raccontava ad esempio di un suo allievo, Pash Qual Pel’ Huso, che venne lapidato per aver effettuato un glissato; un altro fu decapitato per essersi avventurato in una posizione “a forchetta”, mentre ad altri sfortunati fu mozzata la lingua per aver chiamato “SOL alto” l’High G o “raddoppi” i doubling. Per queste posizioni estreme e per i vari attentati che hanno tentato di attuare, anche in maniera suicida e urlando “la cornamusa è grande”, contro quelli che considerano nemici dell’ortodossia pipesca, sono stati soprannominati “ I Talebani della Cornamusa” e basta vedere i volti che traspaiono ferocia nella foto per capire che fanno sul serio.

Open in new window

Nella foto vari esponenti di un “ commando” di Talebani della cornamusa. Al centro il cartello con scritto “la Cornamusa è Grande”

Un’ altra caratteristica che li differenzia dalle popolazioni vicine di fede musulmana è che i Talebani della Cornamusa non hanno abolito l’uso di alcolici, anzi fanno un uso quasi smodato di un liquore locale di colore rosso che chiamano Khampary che bevono sia puro che in varie combinazioni tra cui lo Sheker’at e una molto nota nel luogo detta El Grhand Uhomuo Skhurho che potremmo tradurre in “l’omone nero” fatta con il suddetto liquore miscelato ad altri a base di erbe locali come il ginepro e assenzio.
Come la cornamusa sia giunta in questa remota valle non ci è dato di sapere. La teoria più accreditata e che durante una delle tre guerre Anglo Afghane (1a 1839-1842, 2a 1878-1880, 3a maggio-agosto 1919) un solitario piper scozzese, Iron Sergeant Thomason, si sia perso nella montagne e dopo essere stato soccorso da dei pastori locali sia stato portato al villaggio di Khanter, il principale della valle. Qui, per ringraziare i suoi soccorritori, il Thomason decise incautamente di eseguire in loro onore alcune oscure marce militari raccolte da un collega di discutibile gusto, John Sainthill. Il risultato, una rara combinazione di gatti schiacciati e note tirate con la pala, portò inevitabilmente alla cacciata del piper dal villaggio. Lasciato solo in una regione ignota, ma sostenuto da una volontà di ferro, da cui egli trasse poi il soprannome, riuscì a sopravvivere al freddo, alla fame e agli attacchi dei predoni locali, i Deiv’Zerbh e i Gut-Gut. Fu proprio per sfuggire a questi loschi figuri che il Thomason scoprì l’ingresso alla valle. Soccorso e rifocillato, trovò nei Krun’luat’h degli allievi devoti e ossessivi che dei suoi insegnamenti fecero una religione, con grande rammarico del Sergente di Ferro che deluso e irritato si rifugiò nel Khampary, di cui potè scrivere un ricettario ancor oggi ritenuto un punto di riferimento.
I nostri etnografi hanno scritto al presidente Karzai un’accorata lettera affinché i Talebani della Cornamusa non siano inseriti nel processo di esportazione di democrazia in atto nel paese. La democrazia infatti potrebbe condurre al potere tra i Krun’luat’h il temibile Phor Khon e la sua feroce compagna Kosth’Anz, capi di un sottogruppo ancora più feroce e, se possibile, ancor più dedito all’uso smodato di Khampary.

 

IP: 151.16.205.76 | Inviato: 2010/6/18 18:18