RAPIDA DESCRIZIONE DELLO STRUMENTO

Continua, a piccoli passi, l’analisi “fisica” dello strumento, a beneficio specialmente di coloro che si stanno appena avvicinando alla GHB

 

 

 

 

tratto dalla collana CD-Rom “The Great Highland Bagpipe”, vol.1 – edita dal BIG – per gentile concessione degli Autori.

 

Normalmente indichiamo questo strumento col nome di “cornamusa scozzese”, ma tale definizione è imprecisa, poiché esistono altre due cornamuse definibili come “scozzesi“, ma provenienti dalle regioni meridionali di Scozia, le Lowlands: la Scottish Smallpipe e la Border Pipe (vedi il capitolo “le altre cornamuse” su questo stesso CD-Rom).

 

Quindi è esatto precisare che la cornamusa di cui ci occupiamo è una “Highland” bagpipe; l’aggettivo Great si riferisce invece alla presenza di strumenti di fattura simile ma di dimensioni minori, quali la “miniature pipe” e la “reel pipe“, oggi sostanzialmente caduti in disuso; è di recentissima creazione un’altra cornamusa di dimensioni più ridotte appositamente pensata per suonare assieme ad altri strumenti, la “Session Pipe“.

ecco una rapida descrizione dello strumento.

 

Le parti principali che lo compongono sono sostanzialmente riconducibili a quelle degli altri strumenti a bordone; in questo caso, alla sacca (bag) in cui viene immagazzinata l’aria sono collegati:

– un insufflatore (blowpipe), dotato di valvola di non ritorno per evitare la perdita di pressione;

– tre canne a suono fisso (drone), due tenori e un basso dotate di regolatori di accordatura (tuning slide) ed ancia semplice,

– una sola canna del canto (chanter) di forma conica e ad ancia doppia.

La presenza di una sola canna del canto, peraltro abbastanza comune anche in altre cornamuse, toglie alla cornamusa scozzese ogni possibilità di contrappunto cosa invece consentita ad altri strumenti quali le zampogne o le launeddas.

Il chanter, di tipo conico, enfatizza le note basse che producono maggior volume sonoro.
E’ provvisto : di un foro posteriore nella parte alta, ove si poggia il pollice della mano sinistra, di sette fori allineati – di diametro variabile – nella parte anteriore, ove si poggiano le altre dita, e di due fori posti in fondo e ortogonalmente rispetto agli altri per l’emissione della nota low G.

I bordoni tenori (tenor drone) sono accordati “nominalmente” in LA (in realtà è un SIb crescente) a un’ottava più grave di quella del LA basso (low A – ancora SIb crescente) del Chanter.
Il bordone basso (bass drone) è più lungo e produce un LA (Sib crescente) a un’ottava più grave rispetto a quella dei tenor drone.

Alla base del blowpipe e dei tuning slide, quindi nella parte inferiore dei bordoni tenori e in quelle inferiore e mediana del basso, si trova una finitura di rinforzo (projecting mount) che può essere realizzata in vari materiali, mentre all’estremità di tutti gli stock, delle parti superiori dei tenori ed in quelle superiore e mediana del basso troviamo, sempre con identico scopo di rinforzo, un anello (ferrule).

La campanatura terminale dei tre bordoni è protetta da altri anelli (ringcap), mentre la parte distale del chanter può (ma non necessariamente lo è) essere ornata da un disco (sole).

Ciascun bordone, come pure il chanter e la blowpipe, ha il proprio alloggiamento (stock) che è infisso nella sacca (bag).

La sacca è solitamente rivestita da una copertura in stoffa (cover).

I tre drone vengono appoggiati sulla spalla e sull’avambraccio sinistro (destro in caso di suonatori mancini) e sono collegati tra loro da una corda (cord).