Amazing grace


Amazing Grace
(Alberto, perché non ce lo proponi ? n.d.r.)

Oggi, dopo la consueta sessione “primametto il chanterinottava, poi mettoaposto l’anciabastarda, poi accordoibordoni, poi studio tuttibranidellabanda, poi peròmistudioimiei

Mi sono trovato, a suonare per me e mia figlia Giulia, che giocava (distante ) nel prato, un brano che non suono praticamente (mea culpa ) mai, se non in banda.

Eppure è un brano molto bello, evocativo, che come direbbe Albe “se metti tutte le notine al posto loro e non mi rompi i co….ni con i crossing noise” fila proprio bene.

Eppoi, sarà stata l’ora giusta, il tramonto, sarà stato che prima gli uccellini, cinguettavano felici ma quando ho cominciato a suonare mi guardavano come dire “vabbè questo è l’ultimo, poi vedrete che si leva dalle palle”, insomma saranno state tante cose, ma è filato bene.

Allora, mi è venuta in mente la mia prima volta no, che avete capito, non QUELLA prima volta, la prima volta che Francesca mia moglie, ignara di tutto ciò che avrebbe causato da li a poco,mi ha regalato un chanter.

Quel giorno li insomma, ho messo su un vecchio cd che avevo dai primi tempi dell’università (aò già li facevano i cd a quell’epoca che credete!); uno dei brani era, per l’appunto Amazing Grace, allora mi sono messo li, e dopo, la 91esima volta che senza tregua mettevo e rimettevo quel brano, alla fine, cercando le note sul pc, massacrando il brano, inventando nuove note con incredibili aberrazioni musicali e producendo suoni che tutti voi immaginate perché ci siete passati o ci state passando, alla fine della fine della fine, uscì il ben noto pezzo.

Ad oggi, è un brano che per l’appunto sembra fare l’effetto del tè: “lo bevo solo quando sto male, se sto bene mi sfondo di tutto di più”.

Lo suono in banda, dove devo dire è speciale, comincia qualcuno con un bell’assolo e poi si parte tutti insieme, sangue e lacrime, brividi e felicità, l’abbiamo fatto pure alla conga, forse offendendolo un po’, seppur in buona fede, ma era mooolto bello da sentire e il pubblico entusiasta.

Ecco, volevo spendere due parole su questo brano, che si perde nella notte dei tempi dei mercati di schiavi, dove veniva cantato sulle navi che deportavano i prigionieri fino in America.

Ora c’è qualcuno che, lo massacra al funerale di Ford, qualcuno che lo suona con tutte “le loro brave notine”, qualcuno che sta studiando la versione semplificata e pensa quello che tutti abbiamo pensato “che pezzo meraviglioso, sarà per sempre il mio brano preferito”.

Ecco ragazzi, penso di aver detto tutto, non lasciamolo in cantina per poi mettergli il vestito buono la domenica mattina, non ci inventiamo le note per sbrigarci a impararlo, non lo suoniamo tanto per farlo, anzi amiamolo come abbiamo imparato a amarlo la prima volta .

Anche se, come dice il saggio, “nulla dura per sempre”.

Quindi ora vi lascio e vado a studiare la Tiorba!


Note :

Il testo proviene dagli “Olney Hymns” (London: W.Oliver, 1779) di John Newton. L’ultima strofa è però di autore ignoto: apparve per la prima volta nel 1829 nel “Baptist Songster” (“Canzoniere Battista”) di R.Winchell (Weathersfield, Connecticut).

Amazing Grace fu uno degli inni più amati dai neri, nonostante fosse stato composto proprio da un ex mercante di schiavi. Trattandosi di un testo scritto appositamente, non sussistono dubbi o diverse interpretazioni sui versi. Pur non trattandosi propriamente di uno spiritual, bensì di un inno, la sua fama lo ha portato ad essere interpretato da numerosi cori e solisti gospel e a diventare uno dei più celebri canti popolari del mondo. Gli studiosi affermano unanimemente che Amazing Grace è il canto più amato e più cantato nelle assemblee liturgiche delle chiese afro-americane.
L’autore è John Newton (1725 – 1807), ministro della chiesa d’Inghilterra, che scrisse questo semplice inno per i lavoratori di Olney, un piccolo villaggio nella contea di Buckingamshire abitato soprattutto da ricamatrici.

La melodia sembra essere di origine scozzese o irlandese ed è attestata come canto popolare americano per la prima volta nella raccolta “Virginia Harmony” di Carrell e Clayton (1831).

Amazing Grace appartiene alla ricchissima collezione degli inni religiosi scritti per il culto delle chiese evangeliche.
È probabile che proprio le musiche e i testi contenuti negli innari delle diverse confessioni protestanti fossero le prime forme di musica europea che ai neri toccò di ascoltare in America. Alle forme più semplici di armonizzazione polifonica si ispirarono i più antichi cori di neri che si esibirono nei teatri, primi fra tutti i Jubilee Singers dell’Università di Fisk nel 1871.

Era uso comune che i testi biblici venissero modificati sia per adeguarsi alla misura musicale, sia per adeguarne il significato alla situazione presente.