Appunti di viaggio


la City of Rome Pipe Band in Scozia !

1° episodio

North Berwick Highland Games


Eccoci qui alla nostra prima gara della settimana.
Un sole e un caldo, per nulla scozzese, ci accoglie nel nostro terzo giorno in Scozia.

Arriviamo con i nostri due pulmini affittati a Glasgow e, con molto anticipo, cominciamo a riscaldarci  in vista della gara che dovremo fare nelle prossime due ore.

                               

Lentamente lo spazio si riempie: pullman nuovi di zecca scaricano umanità grande e piccola di  Pipers e drummers, l’efficienza e i fondi delle bande, quelle scozzesi, canadesi e americane, non hanno limiti, accanto ai pullman montano tendoni, per la pioggia (che non c’è) o per l’ombra, portano casse di acqua, cibo, caffè e tè caldo, cominciamo vagamente a sentirci piccolini, con i nostri pulmini ormai pressati tra questi bisonti con tanto di bagno annesso.

   

Nell’aria risuona Green Hills, in tutte le salse; è questo un brano scelto da tutti per accordare e sentire se ci sono imperfezioni, i tamburi si schierano lontani dalle cornamuse, ogni banda ha i suoi schemi ma alcuni sono comuni, i nostri picchiano lontano ma si sentono bene, i tenori, oramai bravissimi, roteano i battenti alla precisione.

 

E’ un bel giorno e ci sentiamo pronti, abbiamo studiato tutto l’anno sotto la guida di Albe e sotto l’occhio vigile di Max, Stevie Kilbride ha tirato su i drummers e l’unisono c’è e si sente.

Ecco è il momento, ci vengono a chiamare e in un attimo siamo al limite del campo di gara. Il giudice si avvicina e chiede a Max se siamo pronti; è un momento magico la partenza: il cuore batte un po’ più veloce, tutto quello che si è imparato si dovrà mettere in pratica, ricorda: “parti con il sinistro, aspetta i comandi, quick march, rullo di tamburi, gonfia la cornamusa ma quel tanto che basta, un rumore, una nota prima degli altri e siamo fuori”.

Si parte,  il set di Wings fila che è una bellezza, i second imparati negli ultimi mesi da Tony, Jeckill e me, si infilano tra una nota e l’altra della melodia, si passa veloce da un pezzo all’altro, Davo è un grande a tenere il tempo sul piede di Max.

Eccoci alla fine, e cribbio, un cut-off di quelli che se ci fosse stato Albe, avrebbe detto “cazzari, alla fine avete capito come si fa!”

Si ritorna in formazione e caspita, pure il “pedalino è perfetto”,sguardo alto come ci è stato detto, sorridenti si marcia verso l’uscita.

La tensione si scioglie, ci si stringe la mano da commilitoni che hanno passato una grande avventura insieme.

I risultati, nel pomeriggio, non ci renderanno merito, dopo il massed band, torniamo un po’ sconfortati, sappiamo di aver dato il massimo, ma non solo, sappiamo che chi ci è passato avanti, non ha suonato come abbiamo fatto noi.

I motivi sono diversi, le altre bande sono più numerose, 13 o 15 cornamuse danno un impatto diverso, gli errori di nota scompaiono, la nostra banda poi, è poco conosciuta e diciamocelo apertamente: siamo italiani, qualche perplessità la suscitiamo.

Pensiamo a quanto è stata dura per Albe essere preso seriamente, quanta fatica e quante lotte, e se è arrivato dove è ora è solo grazie alla sua grande forza di volontà e passione per questo strumento.

Vale la pena comunque raccontare anche gli aspetti ludici di questa giornata: una bella mangiata e bevuta dopo la gara, una dormitina sull’erba, una passeggiatina verso le spiagge che sono meravigliose.

Poi c’è l’impatto con una realtà molto speciale: nel pomeriggio, tutti più rilassati, i Piper cominciano a suonare “in libertà”, inziano pezzi incredibili, Mason Apron a palla, Glasgow police piper  a due mani, ma mani di due persone diverse sennò è troppo facile. Il fatto è cari ragazzi e ragazze, che chi suona questi brani, ha una età media che varia dagli 8 ai 13 anni.


Già avete capito bene, quando noi stavamo con le dita nel naso a lanciare caccole verso il compagno di banco secchione davanti, loro imparavano Green Hills, mentre noi pieni di foruncoli adocchiavamo il bello o la bella della scuola media, loro suonavano già da un paio di anni Gold Ring e, come disse il grande prof Peluso: ” King George questi lo suonano alle elementari tanto per iniziare”.

Insomma la realtà è questa: da loro nelle scuole si può inziare a studiare la cornamusa o i tamburi, dall’età di otto anni circa, da noi si studia il maledetto flauto dolce dalla prima media.

Verrebbe da pensare che adesso siamo NOI dei mostri a suonare il flauto dolce? Manco per le balle, in quanto essendo da noi la musica subito dopo la religione e a volte pure facoltativa, sforniamo una mandria di incapaci nemmeno a riconoscere due note appresso all’altra su un pentagramma.

Detto ciò da quel giorno ho avuto due strade: la prima, mi vendo tutto e con il ricavato mi compro una bella Tiorba e inizio lo studio daccapo.

La seconda: mi tiro su le maniche, capisco che la strada è notevolmente in salita e quando io imparerò a fare i birl in maniera decente, questi si saranno sposati e avranno fatto dei nipoti (i quali a loro volta saranno dei piccoli mostri).

La tentazione per un secondo di bucare le loro ruote dei pullman si allontana fugace, è un bel giorno e dopo aver suonato alla mia maniera Mason Apron e essermi dato uno schiaffo morale, tiro su con il naso e ritorno al mio pulmino soddisfatto!

(Continua…)