SUONARE UN PIBROCH

L’incontro con il pibroch rappresenta uno spartiacque per ogni piper.

In generale ci si avvicina a questo strumento seguendo le confortevoli e accattivanti melodie della ceol beag, in particolare slow air e march. Poi si arriva a un punto in cui ci si chiede se sia necessario, magari solo per completezza di repertorio, per tradizione o altro, imparare un pibroch.

Se la motivazione è una delle precedenti, il consiglio è quello di lasciar perdere.
La grande maggioranza dei piper, anche di buona qualità, non apprezza e non conosce alcun pibroch.

Lo studio di un pibroch implica un tale cambiamento di approccio, di tecniche e di rapporto con lo strumento che proprio non vale la pena impegnarcisi solo per compiacere preconcetti di nessun valore.

E’ possibile essere ottimi piper senza mai impegnarsi nel pibroch. Jimi Hendrix non ha mai sentito il bisogno di studiare chitarra classica…

Il pibroch per essere suonato soddisfacentemente ha poi bisogno di un coinvolgimento personale dell’esecutore, che può verificarsi solo se si apprezza sinceramente qusta musica.

Invece, se l’ascolto di un pibroch ci conquista, se in esso scorgiamo la potenzialità di nuove frontiere espressive, se scorgiamo nell’esecuzione di un pibroch una sonorità dello strumento particolarmente coinvolgente, allora dobbiamo fare solo una cosa: pianificarne lo studio.

Ciò implica alcune operazioni che potremmo indicare come “meccaniche”: cambio di diteggiatura, tecniche nuove; e altre, che invece appartengono a una sfera più puramente “artistica”: un nuovo rapporto con lo strumento e con l’accordatura, nuove basi del fraseggio, non più misure e battute ma frasi, parole.

Non ultimo, uno sforzo fisico non trascurabile, necessario ad affrontare brani mediamente piuttosto lunghi.
Tutto questo non deve spaventare, semplicemente tratteggia con chiarezza gli impegni che aspettano il futuro suonatore di ceol mor.

Questi impegni saranno la chiave di accesso alle grandi emozioni che questa musica dell’anima è in grado di regalarci.