On The Day

Immaginate di essere Bob Dylan e di invitare Bono Vox, Phil Collins, David Gilmour, Mick Jagger, Paul McCartney, Paul Simon, Art Garfunkel, Neil Young, Eric Clapton, Sting, Peter Gabriel, Ian Anderson, Keith Richard, Lou Reed, Joe Zawinul, Roger Daltrey, Bob Geldof, David Bowie, Jim Kerr ad un’esibizione insieme. Sarebbe fantastico, forse un po’ folle, vero? Ebbene, qualcosa del genere l’ha pensato Roddy McLeod, che ha invitato Angus McColl, Willie McCallum, Jim McGillivray, Niall Stewart, Alasdair Gillies, Simon McKerrell, Ian Speirs, Murray Henderson, Andrew Berthoff, Ian Duncan, Euan McCrimmon, John Mulhearn, Stuart Samson, insieme a diversi altri, a formare una pipe band in grado di esibirsi ai Worlds. Non solo ci è riuscito, ma ha dato vita a uno dei progetti più interessanti degli ultimi anni, come vedremo tra poco. L’idea era altrettanto folle, ma doveva esserlo, dato che è stata concepita… a Tavarnelle Val di Pesa, durante il BIG Gathering del 2007!

Seduti in un caffè, Roddy, Michael Grey e Stevie Kilbride cominciarono a parlare dell’esperienza in banda, e alla fine si pensò di crearne una, composta da pipers di norma impegnati nel circuito solistico, in grado di prepararsi per i Worlds (Grade 1, ovviamente) nel giro di una settimana. Così, giusto per divertirsi e vivere un’avventura nuova.

L’idea si definì meglio durante un incontro con Speirs, Duncan, Gillies e McCallum e cominciò a diffondersi nell’ambiente del piping e a concretizzarsi. In breve, ventitré pipers e diciassette drummers (tra cui Jamie Troy) provenienti da ogni parte del mondo aderirono all’iniziativa: per il gruppo si propose il nome ‘Spirit of Scotland Pipe Band’.

La storia di quell’avventura è narrata in questo dvd e descritta in una serie di articoli apparsi su Piping Today. Ed è un’avventura veramente curiosa, che mi è apparsa subito molto familiare. Il loro approccio, infatti, mi ricorda quello con cui noi affrontiamo una massed band: naturalmente con i dovuti distinguo, essendo noi notoriamente una banda di “cazzari” mentre loro sono tra i migliori del mondo (venti sono Gold Medallist: non so se mi spiego). Ma il fatto di voler semplicemente riunirsi per suonare insieme e divertirsi, senza la pretesa di chissà quali stratosferici risultati, è un tratto comune, e forse non è stato davvero un caso che Roddy ci abbia pensato mentre era con noi in Italia.

Contrariamente a quanto ci si possa aspettare, quasi nessuno di questi artisti ha fatto del piping la propria fonte di sussistenza. Alcuni, per esempio, si dividono tra la passione per la musica e l’insegnamento; molti altri fanno tutt’altro per vivere, come Wilson Brown, poliziotto, e Simon Marshall, titolare di un’impresa edile; oppure Chris Duncan e Sian Mailer, la prima odontoiatra e la seconda sua assistente. Oppure ancora il nostro amico Angus McColl, imprenditore nel settore dell’allevamento. La maggior parte dei membri della Spirit of Scotland ha un’esperienza pregressa con una pipe band, ma poi ha imboccato la strada del piping solistico e si è ritrovata, in questa occasione, a condividere nuovamente l’esperienza della musica d’insieme. Alcuni musicisti contattati (tra i quali Bruce Gandy) avevano altri impegni e non hanno potuto partecipare. In ogni caso, come sottolineano sia Roddy sia John McDonald, californiano regista del film On the Day, il lavoro è filato liscio, nonostante abbiano impiegato solo una settimana per prepararsi (quando le altre bande si mettono al lavoro un anno prima) e solo l’ultima sessione di prove, la sera prima dell’esibizione, abbia visto tutti presenti. In più, non ci sono stati fenomeni di protagonismo, invidie o altro: ci si rispettava a vicenda, e questo ha decretato il successo dell’impresa. Lo stesso Roddy, in qualità di pipe major, ha notato i costanti e rapidi progressi del gruppo, anche durante la gara.

Il piazzamento potrebbe, a prima vista, sembrare deludente. Se è vero che la Spirit of Scotland si è classificata quarta nelle qualificazioni, è risultata undicesima nel March-Strathspey-Reel e dodicesima nel Medley (undicesima overall); come ensemble ha ottenuto, rispettivamente, il terzo, quarto e decimo posto. Ma se ricordiamo quanto detto prima, possiamo capire che si tratta comunque di un risultato di tutto rispetto! Del resto, come abbiamo detto, il loro principale obiettivo era quello di qualificarsi, non certo di vincere.

In ogni caso, l’esperienza acquisita negli anni di pratica in banda ha fatto la differenza. Con solo due prove al giorno per una settimana, per di più quasi mai tutti presenti, i componenti del gruppo hanno dimostrato tutto il loro valore. Il lavoro più accurato è stato fatto, infatti, sul suono della band più che sul repertorio, ormai ben consolidato per ognuno di loro: facilmente e rapidamente sono arrivati a ottenere il suono di “una buona band di Grade 1” (parola di Roddy McLeod).

Una parte del successo dell’impresa è dovuto, naturalmente, agli strumenti. Chanters McCallum con ance Warnock, ance di canna Henderson e sintetiche Canning (a scelta del singolo piper) per i bordoni, covers e cords di Alasdair McDonald (quello dello scheletro che suona), tamburi forniti dalla Premier; e poi, quaranta kilts, jackets e sporrans forniti da R. G. Hardie, così da presentarsi come “una band piuttosto elegante” (è sempre Roddy che parla).

Il set March-Strathspey-Reel presentato dalla band era composto da Clan McRae Society, Dora McLeod e John Morrison of Assynt House; il Medley, da The Blockbuster, Hoss Colquhon’s Favourite, Dr Iain McAonghais’ Jig, Leaving Friday Harbor, Chur I Gluin Air a Bhodach, The Rusty Gun, Glenlyon, The Thin Man, The Grey Old Wife of Raasay. La ripresa integrale dell’esibizione si trova alla fine del film: l’MSR è stato inserito sia in audio che in video, mentre il Medley, solo in audio, è stato utilizzato per accompagnare i titoli di coda.

Il regista John McDonald ha realizzato il documentario con lo scopo, tra gli altri, di raccontare il piping alla gente comune, e di mostrare quanto sia meravigliosa questa musica. L’idea di fondo si basa su un altro film, intitolato Music from the inside out, dedicato alla Philadelphia Orchestra, in cui i componenti della compagine parlano del significato e dell’importanza della musica nella loro vita e di come lavorino per trasmettere il senso stesso dell’esistenza attraverso i loro concerti.

L’aspetto curioso è che lo stesso regista è un piper, membro della Pasadena Scots Pipe Band, Grade 4, e che si definisce così: “Sono e sarò sempre un piper di Grade 4, e se esistesse un Grade 5, sarei senza dubbio un piper di Grade 5”. D’altronde, il suo ingresso nel mondo del piping (o, se volete, la sua caduta nell’imbuto psichico) è avvenuto piuttosto tardivamente: “Anni fa mio padre mi regalò per Natale un practice economico per iniziare. Ci ha sempre tenuto alle sue radici scozzesi e gli è sempre piaciuto ascoltare le cornamuse e assistere agli Highland Games. Così, senza dirgli niente, trovai un maestro e mi procurai un set di pipes. Quando gli suonai qualcosa, mi disse: ‘quel regalo era scherzo…’”.

Quando la sua pipe major Jennifer Febre (nonché produttore associato del film) venne a conoscenza dell’iniziativa di Roddy, cercò subito John per informarlo: si trattava di una band composta da personaggi leggendari, una cosa mai vista: in pratica, il colpaccio per il regista, che inseguiva il sogno di realizzare il film definitivo sul mondo del piping. D’altronde, molta gente negli Stati Uniti non ha mai visto una pipe band in concerto, o pensa che i pipers siano degli svitati che suonano uno strumento più svitato di loro, o assiste alla sfilata del St. Patrick Day per vedere dei tizi vestiti in modo buffo.

Potrebbe anche darsi che questa percezione corrisponda alla realtà, ma guardando il documentario e ascoltando i protagonisti che si raccontano e parlano della loro musica, del loro impegno e del loro lavoro quotidiano, ripresi anche nelle loro situazioni domestiche, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a persone incredibilmente simpatiche. Forse lo sono perché svitate, chissà, ma in ogni caso (e il film sta a dimostrarcelo) quella della Spirit of Scotland Pipe Band è, come recita il titolo di un articolo di Piping Today, una storia degna di essere raccontata.

Il senso di tutto sta nelle parole di Jim McGillivray. “La parte migliore del mio tempo la trascorro suonando. Nella mia stanza, quando le mani vanno bene e nulla mi distrae, tutte le cose sono a posto e la cornamusa suona da sola. Questo è il momento più bello ed è per questo che, anche se non sono impegnato per delle performances nell’immediato, continuo a suonare”.

Il documentario, ovviamente, è in lingua originale. Nonostante si corra il rischio di non capirci niente, è tuttavia molto interessante e coinvolgente, perché è ‘in presa diretta’. Un consiglio, per chiudere. Se avete voglia di procedere all’acquisto, tramite il sito del National Piping Centre, non dimenticate di chiedere il dvd in formato PAL: non essendo particolarmente tecnologico, non so se esistono lettori capaci di leggere anche dvd in formato NTSC: quando chiesi la differenza tra le copie con la cover e quelle senza, la ragazza addetta alle vendite mi disse che quelle senza cover erano destinate al mercato europeo e le altre a quello statunitense, per cui meglio andare sul sicuro.