La musica nel cuore della ceòl mòr – The playful essence of ceòl mòr

Intervista di Mike Paterson ad Allan MacDonald

Assonanze e Consonanze
[b][i]tratto da Piping Today n.20 – traduzione e note di Mario Tomasone[/b][/i]

(al 2.12.06 : 28 letture)

Da un bel po’ di tempo a questa parte Allan Macdonald  sostiene che lo stile del piobreachaid nelle competizioni  ha di fatto eliminato  la tensione musicale che ha dato vita ai singoli brani e che per così tanto tempo ne ha fatto una delle più alte forme di espressione artistica della cultura gaelica.

Il suo approccio a questa musica, sia come esecutore che come insegnante , e’ invece molto più libero, più  espressivo , più attento allo studio delle fonti che probabilmente non porta alla vittoria di un premio all’interno di una competizione ma che , per molti che la ascoltano eseguita in questo modo., sembra rendere questa forma musicale  molto più accessibile, piacevole e memorabile.

Il suo punto di vista ha suscitato reazioni che vanno dalla più entusiastica approvazione al più aspro dileggio ma, per la maggior parte, le occasioni materiali di ascoltare un brano eseguita con questo approccio sono a dir poco scarse.
[b][i]
“Ho inciso qualcosa per la Greentrax” [/b][/i]ci spiega [b][i]”e ci sono uno o due brani nel mio CD con Margaret Stewart, oltre a Glengarry’s March sul CD registrato al Festival di Edinburgo (“Ceol Na Pioba”del 1999 ndt)”.[/b][/i]

Tra breve un album pubblicato dall’etichetta Siubhal di Barnaby Brown – che due anni fa ha presentato il ben accolto ‘Donald MacPherson : una leggenda vivente’ – renderà disponibile una ampia selezione delle interpretazioni di Allan MacDonald.

Nell’album Dastirum della durata di ben 77 minuti, Allan  esegue Lament for Alasdair Dearg, The Red Speckled Bull l  di Ronald MacDonald di Morar , I am proud to play a  pipe , Lament for Donald of Laggan di Patrick Mor MacCrimmon , Lament for Red Hector of the Battles, The End of the Little Bridge, Lament for the Young Laird of Dungallan e presenta alcuni brani senza titolo : Hiorotrotro, Hiorodo hao, e un Lament.
[b][i]
“Spero che con questo CD il pubblico riesca a farsi un’idea completa di questo genere.[/b][/i]” ci spiega Allan [b][i]”Contiene  un ampio spettro di piobaireachd … un lament straziante, un lament della tradizione bardica (nota 1), dei gathering , un pezzo molto melodico con variazioni che non si attengono strettamente  al tema; ci sono anche dei brani descrittivi come  The Red Speckled Bull  e dei brani senza nome.”
“Molti di questi brani non sono famosissimi. Ho scelto appositamente dei brani che non sono immediatamente riconoscibili – nessuno di questi compare infatti nella lista dei primi 20 brani che tipicamente vengono inseriti nelle liste per le competizioni”[/b][/i]
E questa scelta, a suo giudizio, è  un fatto assai positivo : “[b][i]Consente infatti alla gente di realizzare che anche brani che non sono famosissimi sono ricchi di splendidi passaggi  melodici e ritmici. Andando ancora un passo più oltre, potremmo  dire che musica cattiva, o semplicemente noiosa, non avrebbe potuto sopravvivere in una tradizione puramente orale”
“Ci dev’essere necessariamente qualcosa di particolare in ciascuno di questi brani per far sì che sopravvivessero  e mi sembra che questo CD dimostra che sono effettivamente dei brani bellissimi, a patto che vengano eseguiti in un  modo che ne esalti la musica che c’è dentro invece di adattarli agli standard della musica da competizione, e a patto che si riesca a contestualizzarli rispetto alla cultura Gaelica del periodo in cui sono stati composti.”[/b][/i]
[b][i]
* Nota 1[/b][/i] Si tratta di lament dedicati a personaggi famosi,  destinati a commemorane la vite e le opere e a perpetrarne la memoria, nella tradizione dei bardi o dei cantori dei clan – noi diremmo  un componimento”epico” o “apodittico”

Anche se Allan MacDonald è perfettamente consapevole del fatto che io suo particolare approccio non suscita una immediata ed universale approvazione, ha però trovato numerosi  ed autorevoli incoraggiamenti come queli riportati nelle note di copertina del CD.

Vi scrive infatti David Murray:
[b][i]”Allan non ha timori nell’adattare ciascun brano alla propria visione particolare.  La sua interpretazione della partitura di Campbell del 1797 di Lament for Alasdair deragmacDonald of Glengarry  risulta particolarmente toccante. La partitura di Donal MacDonald del 1828 di The Red Speckled Bull  viene invece interpretata in maniera alquanto differente tanto da portare anche chi non ha mai amato questo brano a cambiare idea al riguardo.
La grandezza di Allan come piper ci viene testimoniata  dal modo in cui suona le variazioni, in modo mai stereotipato e sempre sorprendente, in netto contrasto con lo stile standardizzato con cui siamo abitutati a sentirle suonare al giorno d’oggi. 
Il suo fingering e’ immacolato , specie nei Crunluath fosgailte, che Allan suona in modo ‘open’ , uno stile che viene indicato in tutte le fonti più antiche ma che viene raramente utilizzato oggi.”

“Chi, come me, si è scoperto sempre più scoraggiato dall’approccio comune e corrente nei confronti della musica classica per GHB,  si rincuora nel trovare due musicisti il cui approccio è l’esatto opposto dello stereotipo e che non adducono quale unico fondamento delle proprie scelte la vecchia frase che i vecchi piper ripetevano immancabilmente: ‘Perchè così dico io!’

“Barnaby Brown e’ uno della nuova generazione di piper che non si accontenta della solita,  turgida interpretazione della nostra gloriosa cèol mòr, la ‘Grande Musica’, di cui ci dobbiamo oggi accontentare con i piper di grande talento e abilità, chiaramente in grado di interpretazioni assai più ispirate e arrischiate, che vi si attengono scrupolosamente  pur di riuscire ad ottenere i tanto agognati premi.
Le nuove incisioni che vengono presentate in questo CD sono chiare, di grande aiuto e istruttive, apportando un enorme contributo all’impatto che le interpretazioni di Allan  possono avere oggi.
Alla fine dei conti, questo è un grande passo avanti nello studio della Grande Musica “.[/b][/i]

Donald McPherson, universalmente riconosciuto come uno dei piper del XX secolo di maggiore successo nelle competizioni, aggiunge : [b][i]
“Nessuno detiene il monopolio del gusto. Spero che questo CD invogli sempre più piper a dare maggior valore a  quello che i nostri predecessori si sono presi  la briga di trascrivere con tanta minuziosità  200 anni fa. Dovremmo prendere atto di determinati documenti invece di trascurarli in nome di una serie di  convenzioni invalse nell’uso contemporaneo. Le doti di Allan danno pieno risalto alla bellezza di quanto contenuto in questi antichi testi, il suo strumento brillante e  la sua tecnica cristallina di esecuzione degli abbellimenti sono una vera gioia all’ascolto. La parte in cui canta il canntaireachd costituisce un bel tocco in più.”[/b][/i]

Bill Livingstone, Pipe Major del 78th Fraser Highlanders Pipe Band dall’Ontario, Canada, e uno dei solisti di maggiore successo solo di recente ritiratosi, una volta ha confessato di non poter ascoltare i brani suonati da Allan [b][i]”perchè dopo non potrei suonare quei brani in nessun altra maniera se non come li suona lui, e io voglio vincere i premi nelle competizioni”[/b][/i]

Nelle note di copertina del CD Bill spiega che :
 [b][i]”Allan ha dimostrato, o almeno lo ha fatto per me , che gli antichi manoscritti e la lingua ed il canto Gaelici sono la chiave per eseguire questa musica in maniera superlativa”
“Di recente mi sono esibito prima di  lui in uno stesso recital[u] (nota 2)[/u] ed ho avuto modo di fornire un esempio dello stile moderno, ma Allan ci ha portato indietro nel tempo, dandoci una dimostrazione di come lo stesso brano si sarebbe potuto suonare 300 anni fa. Personalmente , ho trovato che la differente interpretazione di Allan fosse esaltante e di interesse assai maggiore. La stessa sensazione è stata condivisa anche da quanti nel pubblico non erano esperti di Piobaireachd [u](nota 3)[/u][/b][/i]

[b][i]* Nota 2 [/b][/i] Si tratta del concerto del sabato tenutosi al III BIG Gathering a Cannara nel settembre 200
[b][i]* Nota 3[/b][/i] Essendo  il concerto pubblico e gratuito, la platea era composta solo in parte dai piper  partecipanti al gathering; la maggioranza era infatti la popolazione di Cannara.

[b][i]”Molti sono fin troppo legati alla moderna tradizione e trovano che l’approccio di Allan sia spiazzante. M nessuno può negare che si tratta di un musicista magnifico, in grado di suonare con passione e maestria il suo strumento. La sua integrità ed originalità in un ambiente a lui così  avverso sono cose da ammirare. Allan ha avuto un impatto maggiore di chiunque altro da molti decenni a questa parte. Il mondo del piping e della musica scozzese in generale sono stati assai arricchiti dal suo genio”[/b][/i]

Allan Mac Donald ci spiega:
[b][i]”Quando si  fa qualcosa di diverso , in qualunque campo, che  porta ad andare contro corrente , ci si ritrova immancabilmente isolati. E’ proprio per questo che per me è stato molto gratificante raccogliere i consensi di personaggi come John MacInnes, uno studioso della cultura gaelica, Donald MacPherson, David Murray e Bill Livingstone, in particolar modo per quest’ultimo che, dopo esser stato una figura di riferimento assoluto nel sistema delle competizioni, ha poi fatto dichiarazioni così entusiastiche  e preso posizioni così solidali con il mio approccio.”[/b][/i]

Ma niente di tutto ciò può significare che Allan MacDonald possa accogliere con entusiasmo qualsiasi tentativo di riprodurre in maniera pedissequa quello che lui propone nel suo album.
[b][i]
“Non e’ qualcosa da imitare ma piuttosto un diverso approccio che voglio suggerire. A volte utilizzo un fraseggio diverso, a volto lo costruisco in maniera diversa; si tratta sempre di espressioni che derivano da una mia emozione interiore.
Mi lascerebbe un po’ perplesso se  qualcuno si cimentasse con lo studio delle mie incisioni per darne poi una copia esatta. Ci sono così tanti fattori su cui giocare, il tempo e così via – lo so che è esattamente quello che si dice anche del piobaireachd moderno ma la realtà che la maggior parte è sempre la stessa minestra riscaldata”
” La tradizione del Cèol mòr è stata stigmatizzata tra il 1820 e il 1838 con la pubblicazione dei lavori di Donald MacDonald e Angus Mackay. Si possono trovare, ad esempio, diverse varianti dello stesso brano pubblicate una, due , a volte anche tre volte , e benchè la Piobairachd Society può eccepire che si tratta di  brani del tutto diversi, alla fin fine si tratta solo di varianti  di uno stesso brano.
“Quello che cerco di far capire è che un processo di continua evoluzione  – quella che Bela bartok definì la ‘metamorfosi continua della tradizione orale’ – è stato arrestato ad un certo punto ben preciso e che sarebbe ora di rimetterlo in moto…. si dovrebbe riportare questa musica nei pub, suonarla con l’accompagnamento di fisarmoniche e di altri strumenti.
Angus MacPhail ha inciso  Colla Mo Run sulla fisarmonica nel CD Sgurr Mor To Skerryviore degli Skipinnish  – piobaireachd a soffietto: lo  trovo stupendo ed è un’operazione che riporta in pieno questo genere nel solco della tradizione orale e viva.
“Magari tra un po’ ci sarà gente che se ne andrà a casa dopo un concerto fischiettando un piobaireachd, cosa che oggi non succede così tanto di frequente”[/b][/i]

La produzione di questo album così a lungo atteso è stata un esperienza molto piacevole, ci confida Allan[b][i]
“Abbiamo registrato da Barnaby Brown, in Sardegna ed è stata un’esperienza magnifica e rilassante allo stesso tempo.  Alla fine di ogni seduta di registrazione, andavamo a rilassarci sulla spiaggia  che era  lì a due passi.”[/b][/i]

E’ stato proprio nel corso della preparazione di quest’album e durante le lunghe chiacchierate fatte con Barnaby che Allan  ha trovato per la prima volta un riscontro  del suo approccio con l’analisi teorica e strutturale del Cèol mòr condotta da Barnaby.
[b][i]
“In questo campo non ci avevo ancora  messo piede  fino allo scorso anno ma poi, quando ho letto gli studi di Barnaby, è scattata la scintilla. All’inizio lo  avevo trovato tremendamente noioso : ‘eccoci qua, un altro strutturalista’, mi ero detto.
Non sono mai stato convinto nè ho mai trovato un grande aiuto dalle precedenti analisi metriche della cèol mòr. Ma, dopo la scoperta del manoscritto bardico del 17° secolo di Robert ap Huw in Galles , Barnaby ha iniziato a studiare la struttura del cèol mòr  in modo diverso.
Alla fine ha individuato una differente schematizzazione, un approccio differente, che permette di inserire nel suo sistema tutta una serie di passaggi presenti nei testi originali e semplicisticamente considerati ‘non ortodossi’.”
“Studiando il Campbell  canntaireachd da questa nuova prospettiva, è stato in grado di dimostrare in modo a mio giudizio assai convincente che, nell’approccio al cèol mòr coloro che l’hanno studiato e pubblicato dal 19° secolo in poi l’hanno fatto dal punto di vista della cultura musicale europea ed occidentale piuttosto che da un prospettiva gaelica, finendo così per applicare dei principi totalmente differenti.
“Il loro obiettivo non era quello di comprendere la tradizione musicale espressa da un diversa tradizione culturale ma piuttosto di inquadrarla in un sistema che era loro familiare… e da questo approccio vengono fuori etichettature quali  ‘non ortodosso’ e la musica è stata adattata, in qualche caso in maniera massiccia, per farla combaciare alle strutture che queste persone si erano convinte dovessero essere alla base del cèol mòr”
“Il concetto di ‘ortodossia’ in musica è  qualcosa di altamente limitativo.”

“Quando ho approfondito  gli studi di Barnaby, che sono focalizzati sulla ricerca e individuazione di schemi ricorrenti di consonanza e dissonanza e su come i compositori si esprimessero  senza mai  conformare forzosamente la propria musica ad un unico schema, per la prima volta per me tutto è stato chiaro ed evidente. Un brano si può costruire in un certo modo, ma con l’obiettivo di farlo percepire all’ascoltatore in un altro modo. 
Questa giocosità nella struttura , o contrappunto intrecciato, assomiglia un po’ a quello che ritroviamo nell’antica poesia sillabica. Gli schemi di base non sono tanto difficili da comprendere quando si compone. In ultima analisi, si può ricondurre tutto ad un alternanza di due modi.”

“Per la prima volta mi sono entusiasmato” ci confessa Allan. “Mentre io mi sono concentrato da sempre sullo stile di esecuzione, Barnaby , attraverso le sue ricerche, ha inserito tutto in un sistema, riconducendo di nuovo la musica alla tradizione bardica.”
“Così , in precedenza,  avrei semplicemente suonato , che so, Alasdair Dearg  dal Kilberry Book of cèol mòr così com’è scritto lì, ma nel mio stile.”

“Adesso, invece, se si considera il canntaireachd ci si trova di fronte a un approccio musicale completamente diverso: si riconosce un’evoluzione, uno sviluppo tra il ground e le variazioni  ed e’ proprio questo meccanismo di crescita che è stato completamente eliminato dalla visione moderna basta sul principio dell’ortodossia, eliminando così la gran parte della musicalità.”

“Per questo nel CD Dastirium si possono ascoltare partiture ben differenti da quelle ‘ortodosse’. Per esempio, nel Lament for Donald of Laggan , benchè sia stato pubblicato nel vol. 8 della Pioberaichd Society con il canntaireachd di Campbell a fronte, il meccanismo messo in moto dal circuito delle competizioni ha comportato che nessun solista suoni seguendo quelle indicazioni – e questo nonostante Roderick Cannon  ne abbia pubblicato una trascrizione anche nel 1981 sul Piping Times (vol. 33, n. 10)”

“Dastirum unisce il mio approccio stilistico – cioè il mio modo di suonare – con l’attenta analisi che Barnaby ha eseguito sulle fonti più antiche”[/b][/i]

Lo studioso di cultura gaelica John MacInnes ha scritto :
[b][i]
“la teoria e l’arte di Allan MacDonald hanno suscitato un  nuovo interesse per il  pibroch ed accesso un dibattito su scala mondiale tra i piper e tra il pubblico . Con la sua musicalità naturale, l’approfondimento dei suoi studi a la brillantezza delle sue esecuzioni , le sue interpretazioni forniscono un contributo cruciale per restituire il cèol mòr  – la “Grande Musica” dei popoli gaelici – al suo splendore originario”
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