PIPE MAKERS – Introduzione

Per il periodo antecedente al 1745 ben poco si sa circa il come ed il dove si costruissero le cornamuse. Pochi sono gli strumenti sopravvissuti e, per quelli, non è dato conoscere il nome del costruttore.

Probabilmente tale situazione era imputabile al fatto che quegli strumenti non avevano una sufficiente longevità e ciò a causa del materiale con cui erano realizzati. Infatti, a quell’epoca, non erano ancora in uso i legni tropicali, più duri e più resistenti, ed erano impiegate essenze locali. Secondo Archibald Campbel di Kilberry, probabilmente i MacCrimmon sostituivano le proprie cornamuse con la stessa frequenza e facilità con cui un giocatore di Cricket cambia la mazza di battuta !

Dagli inizi del 18° secolo, però abbiamo prove dell’esistenza di un proprio “mercato” per le cornamuse, infatti vi sono documenti che ne attestano l’acquisto e la vendita sin dal 1712 (per essere precisi il documento più antico risale al 10 febbraio 1712).

L’Act of Proscription e le dure misure adottate dopo il 1746 per “sottomettere” gli Highlanders causarono un repentino declino del “piping” nelle Highlands e ciò anche a causa del fatto che molti pipers vennero incoraggiati ad arruolarsi nell’esercito.

Le guerre nel continente americano, quelle contro Napoleone e, più tardi, la guerra di Crimea determinarono un sensibile aumento della domanda di cornamuse con consequenziale incremento dell’attività di produzione.

Molti pipers si trasferirono nelle grandi città e molti laboratori artigianali vennero alla luce.

Durante il regno della regina Vittoria, a causa forse dell’aura di romanticismo creata dallo scrittore Scott intorno alle Highlands, diventò di “moda” per le famiglie di un certo rango assumere alle proprie dipendenze un piper e ciò non solo in Scozia ma nell’intera Gran Bretagna.

A ciò si aggiunga anche che l’atteggiamento persecutorio adottato dalla chiesa protestante di Scozia, maggiormente avvertito nelle Highlands, ebbe una minore influenza nelle grandi città.

E’ da ritenersi che gli anni tra il 1880 ed il 1930 furono un vero e proprio momento d’oro per i costruttori di cornamuse ed è in quell’epoca che i migliori tra di essi avviarono la loro produzione.

Si consideri che nel 1900 risultavano esistere ben 12 pipe-bands nei vari battaglioni di Highlanders, 8 in altri reggimenti scozzesi, 20 nelle formazioni della Milizia territoriale e tra 40 e 50 nei battaglioni di volontari. A ciò si aggiungano le suole dei cadetti e le pipe-bands civili sparse per tutte le città ed i villaggi della Scozia.

La materia prima impiegata mutò con il passare degli anni.

Originariamente vennero impiegate essenze locali quali l’ornello e l’agrifoglio ed i “mounts” erano realizzati in osso od in corno.

Anche le ance venivano realizzate con materiale “indigeno”.

Solo più tardi cominciarono ad essere impiegati legni di importazione tropicale : per primi l’ebano ed il legno di cocco e, successivamente al 1880, l’African Blackwood.
I “mounts” cominciarono ad essere realizzati con l’avorio degli elefanti o delle balene o con metalli quali il nickel o l’argento; le ance cominciarono ad essere prodotte utilizzando della canna importata dalla Spagna o dalla Francia.

Nei primi anni del ‘900 non mancarono sperimentazioni con celluloide, caseina ed altri materiali, e, solo nei tempi più recenti, si passò all’impiego di resine sintetiche e di materiali plastici.

In realtà non c’è nulla di misterioso nel costruire una cornamusa !

Ciò che, invece, è misterioso è come mai due strumenti all’apparenza identici possano emettere un suono enormemente diverso tra loro.

L’individuazione del costruttore può essere un problema in quanto non sempre lo strumento reca inciso il nome del produttore.

Il modello stesso variava a seconda del singolo tornitore e poteva accadere che, sotto lo stesso marchio fossero prodotte cornamuse diverse tra di loro o che, a causa del trasferimento di qualche tornitore da un’azienda ad altra, il medesimo modello recasse marchi diversi così come poteva anche accadere che un tornitore lavorasse “ufficialmente” per un produttore di giorno e lavorasse “in nero” per un altro di sera etc. etc.

Si può, pertanto, affermare che si può essere certi dell’attribuzione di uno strumento ad un dato produttore solo se lo strumento stesso ne reca il marchio o se, per ragioni particolari, si conosce esattamente la storia di quel singolo strumento.

Molti degli attuali produttori traggono le loro origini da artigiani del passato e ciò in conseguenza di relazioni familiari o di cessioni o fusioni di aziende; di qualcuno di essi vi offriremo la storia.