BAGPIPES A WATERLOO – 1° parte

Il ruolo assunto il 18 giugno 1815, e nei giorni precedenti, dal nostro strumento è entrato nell’aneddotica di Waterloo e della campagna del Belgio nel suo complesso. Ne parlano molte fonti: testimonianze oculari e memorie militari, quadri, archivi reggimentali. L’abbondanza di materiale fa sì che in certi casi i documenti a nostra disposizione differiscano tra loro: spesso passavano anni prima che un soldato scrivesse le proprie memorie, quindi i ricordi erano confusi o distorti.

Come vedremo, alcuni citano un certo tune eseguito da un certo numero di pipers, altri ne citano uno diverso (nella stessa occasione) suonato da un numero differente di pipers, altri ancora riferiscono che non fu suonato nulla e così via.

È pressoché impossibile citare i singoli momenti nei quali le cornamuse vennero impiegate: secondo le testimonianze pervenuteci, infatti (su questo generalmente concordi), i pipers suonarono per tutta la giornata. Non prendiamo alla lettera questa affermazione: lo scontro durò circa dieci ore, quindi ben oltre la capacità materiale di un suonatore. A volte l’azione si interrompeva, sia per riprendere fiato sia per portar via il maggior numero di feriti possibile, sia per riorganizzarsi, per cui in vari settori del campo, di volta in volta, c’erano attimi di tregua e di silenzio: ma nel momento del bisogno, il suono delle cornamuse non mancava di farsi sentire.

Un piper non perdeva il suo sangue freddo: con quel suono continuo sopra il fragore della battaglia (specialmente durante una carica), per i compagni era il segno della presenza e dell’appoggio reciproco, quindi un incoraggiamento formidabile, mentre per i nemici era un continuo martellare i nervi.

Possiamo isolare alcuni episodi fondamentali della battaglia (e della campagna in genere), uno dei quali è stato realmente risolutivo per la salvezza di un intero reggimento: è l’episodio di Kenneth McKay, del quale parleremo meglio in seguito.

Ma andiamo con ordine.

Nella prima parte di questo lavoro abbiamo ricordato il ballo dato dalla duchessa di Richmond in onore del duca di Wellington e dei suoi ufficiali, all’inizio delle ostilità. E abbiamo in qualche modo rievocato (attraverso l’analisi del film  ‘Waterloo’ di S. Bondarčuk) l’atmosfera di quel ballo, con la Sword Dance eseguita dalla pipe band del 92nd Gordon Highlanders.

In realtà, molte testimonianze indicano che lo spettacolo avvenne nel giardino del palazzo (non al suo interno) e che quattro sergenti del reggimento ballavano una serie di reels. Non solo. Alcune fonti sostengono che i Gordon non suonarono in occasione del ballo, ma solo alla partenza per il fronte. Al ballo si esibirono i pipers del 42nd Regiment, il famoso ‘Black Watch’.

Diversamente dalla scena del film, varie incisioni dell’epoca ritraggono fino a quattro pipers, e i drummers del reggimento. Risulta quindi quanto meno strano che, nella ricostruzione cinematografica, ben diciannove elementi (ricordate?) abbiano potuto suonare veramente: non dimentichiamo, infatti, che in quegli anni la pipe band come la intendiamo noi cominciava appena a fare la sua apparizione ed era comunque costituita da soldati semplici che sapevano suonare la cornamusa nella vita civile.

Né può passare inosservato come possano esibirsi tanti pipers, in una sala per quanto vasta, senza creare un minimo di disturbo alle fanciulle che, nel frattempo, lanciano sguardi languidi agli aitanti ufficiali inglesi…

L’aspetto pittoresco degli Highlanders ha avuto grande successo presso la popolazione belga, per cui nei giorni in cui i reggimenti si trovavano a Bruxelles hanno avuto modo di dare spettacolo. E un grande spettacolo lo hanno offerto i pipers del 92nd quando il reggimento lasciò all’alba il palazzo della duchessa: un celebre dipinto di Hillingford li ritrae in testa, pronti alla marcia.

                                                

Secondo alcuni storici, i pipers intonarono ‘Hey Johnny Cope’ per l’adunata e ‘Highland Laddie’ per la marcia; altri, invece, sostengono che ad accompagnare i soldati, sulle note di ‘Loudon’s Bonnie Woods and Braes’ siano stati i pipers del 79th Cameron.

Quello stesso giorno (16 giugno 1815) avvenne una doppia battaglia. Viene definita tale quando due o più eserciti (o parti di essi) si scontrano in due diversi luoghi nello stesso momento. Napoleone infatti, secondo una sua strategia tipica, volle affrontare personalmente i prussiani a Ligny, mentre parte del suo esercito, comandata dal maresciallo Ney, si impegnò contro gli anglo-olandesi a Quatre Bras. Entrambe sono località non molto distanti da Mont St. Jean, il pianoro in cui avvenne la battaglia principale (passata poi alla storia come ‘battaglia di Waterloo’ solo perché Wellington aveva là il proprio quartier generale, nel quale redasse il bollettino della vittoria).

A Quatre Bras i reggimenti scozzesi furono provati dagli assalti della cavalleria imperiale, dopo un’intera giornata di marcia. Ma il loro coraggio non è mai venuto meno e gli annali riportano che il 42nd si batté valorosamente, al punto che il comandante della loro brigata, generale Sir Denis Pack, offrì ai pipers del reggimento un set di pipes per premiare il loro coraggio.

Sia a Ligny che a Quatre Bras le truppe alleate riuscirono in qualche modo a sganciarsi e a convergere verso Mont St. Jean, a nord. Un violento temporale notturno trasformò le strade in pantani; e, se questo metteva in difficoltà gli inglesi e i prussiani, causava problemi pure ai francesi inseguitori.

La marcia dei Gordon fu accompagnata dal loro pipe major: segno che, per quanto stanchi, i soldati avevano ancora energie sufficienti per sostenere fatiche simili.

La sera del 17 Wellington prese posizione. Sappiamo che i reggimenti scozzesi (provati da ore e ore di combattimenti e di corse) intonarono qualche tune per rinfrancarsi; e sappiamo che la sveglia, all’alba, venne data da ‘The Downfall of Paris’. I pipers dei Gordon Highlanders forse non lo sapevano, ma la sorte ha voluto che quel giorno venisse annunciato da un brano di origini francesi! Si tratta infatti di un arrangiamento per cornamusa della canzone rivoluzionaria ‘Ça ira’, inno dei sanculotti parigini di oltre vent’anni prima. Immaginatevi lo stupore dei soldati francesi nel sentire una musica, a loro così familiare, provenire dal campo nemico!

Secondo una testimonianza diretta, subito dopo gli uomini del reggimento si prepararono qualcosa da mettere sotto i denti cantando ‘Scots Wha Hae’, ma, laddove il ritornello dice ‘King Henry’, il testo fu cambiato in ‘Napoleon’s Power’. Un’altra testimonianza colloca l’episodio poco prima delle undici: un soldato solo (3rd Foot Guards) intonò il brano, quando tutti erano ormai pronti all’azione.

La battaglia ebbe inizio tra le 11.00 e le 11.30. Come abbiamo già detto parlando del film di Bondarčuk, il primo grande attacco avvenne, più tardi, contro il centro dello schieramento inglese, dopo un cannoneggiamento iniziale e un tentativo di diversione verso il castello di Hougoumont, sul fianco dello schieramento alleato.

Il contrattacco venne guidato dalla divisione del generale Picton. Il 92nd si trovava in prima linea, pipers in testa. Gli uomini del 71st (uno dei ‘non kilted regiments’, appartenente a una divisione diversa) venivano incoraggiati da ‘Hey Johnny Cope’, suonata in continuazione dai loro pipers durante questa fase dello scontro.

Questo brano fu suonato da tutti i reggimenti scozzesi quel giorno, ed è stato (a parte alcune eccezioni) il ‘tema musicale’ della battaglia, mescolato alle cannonate e al frastuono generale. John Dickson, caporale del reggimento di cavalleria pesante Scots Greys (Royal North British Dragoons), ricorda che questa marcia accolse lui e gli altri cavalieri mentre passavano tra gli uomini del Gordon, diretti contro le truppe del generale Marcognet.

Verso le tre del pomeriggio avvenne un fatto tuttora poco chiaro. Non si sa in base a quali ordini, dettati da non si sa chi, un forte contingente di cavalleria pesante francese si dispose ad attaccare i fanti nemici.
Le brigate anglo-olandesi, di fronte ad un pericolo così grave, si disposero in quadrato per fronteggiare la minaccia.
E un quadrato, con le punte delle baionette sporgenti in fuori, diventa inespugnabile ai cavalli, che vi si trovano davanti come ad un riccio gigantesco. Migliaia di cavalieri, nel giro di due ore, sottoposero i quadrati ad attacchi furiosi che causarono ugualmente notevoli perdite nei ranghi. Per evitare il pericolo di un cedimento (anche, e soprattutto, nervoso) dei suoi commilitoni, il piper Kenneth McKay del 79th Cameron Highlanders intonò ‘Cogadh no Sith’ (‘War or Peace’), il pibroch-gathering del clan Cameron. I suoi compagni trovarono nuovo coraggio e resistettero alle ondate successive.

                                                                

Dove si trovava McKay? Certo, ci piace pensare a un piper solitario, in mezzo alla tempesta di cavalli e cavalieri, coraggiosamente e fieramente piantato lì a suonare la cornamusa. Il celebre ritratto di J. B. Anderson ce lo raffigura mentre gira attorno al quadrato. Le cose, effettivamente, stanno proprio così. Contrariamente a quanto avveniva di solito, infatti, egli abbandonò il centro del quadrato, dove prendevano posto gli alfieri con le due bandiere (quella distintiva del reggimento e la Union Jack).

Non si trovava (contrariamente a quanto ci vien fatto vedere nel film) all’interno del quadrato formato dai Gordon. Ovviamente, non eseguiva ‘The Cock o’ the North’ e, soprattutto, uscì incolume dallo scontro.

Anche McKay venne ricompensato, addirittura da re Giorgio III in persona, con un set di pipes con mounts in argento; e quando, alcuni anni dopo, lo zar di Russia venne a sapere di questo suo gesto, volle sentire ‘Cogadh no Sith’ eseguito da McKay stesso. Per non parlare del fatto che lo stesso Wellington, grazie a lui, decise di fare il nome del suo reggimento nel suo rapporto finale, quale esempio di coraggio. Solo altri tre reggimenti (28th, 42nd e 92nd, oltre al battaglione degli Hannoveriani) ebbero lo stesso onore.

Le ore passavano e Blücher si avvicinava, sempre più minaccioso e con un massiccio numero di divisioni. L’ultimo, disperato tentativo di Napoleone di sfondare le linee nemiche prima dell’arrivo dei prussiani fallì clamorosamente e vide il suo esercito sfaldarsi letteralmente sotto i suoi occhi. Ancora una volta, i pipers dei reggimenti scozzesi incitarono i commilitoni lanciati contro i francesi in rotta, suggellando la fine di una battaglia ma anche di un impero e dell’uomo che lo aveva creato dal nulla.

Chiuderò questo articolo con un aspetto curioso della presenza della bagpipe a Waterloo e, in genere, nel periodo napoleonico. Consultando le varie fonti, mi sono imbattuto in tante immagini, alcune delle quali molto curiose e sorprendenti. Ma, poiché l’argomento iconografia richiederebbe ancora molto spazio, esso sarà l’oggetto di un prossimo lavoro: data la sua diversa natura, merita una trattazione a parte.