PIERO RICCI
Tante le occasioni di prestigio per il musicista Piero Ricci, tra queste la partecipazione all’opera Nina del Paesiello su richiesta del maestro Riccardo Muti e quella al Ravenna Festival Internazionale. L’esperienza al Teatro della Scala a Milano, come ci riferisce Piero Ricci, è stata eccezionale soprattutto per il grado di professionalità richiesto e per la sensazione di vivere un’atmosfera di grande coinvolgimento emotivo. Ma alla manifestazione della Scala, voluta dal maestro Muti che nell’opera Nina non aveva mai potuto usare la partitura per zampogna, Piero Ricci è arrivato dopo varie affermazioni quali suonare con l’orchestra dei Solisti aquilani, con l’Orchestra del conservatorio della Regione Molise e dopo una ventennale esperienza pregevole con il Tratturo. Oltre dieci anni di studio e di lavoro sono stati necessari per modificare lo strumento a sacco e donargli la possibilità di diventare uno strumento versatile, da poter inserire in un contesto orchestrale. Le modifiche del bordone dotato di altri due buchi, la distanza fra i fori con un particolare canneggio interno, la capacità armonica da due a dieci accordi, tanto da rendere la zampogna di Ricci l’unica al mondo ad avere questo numero di accordi, la modifica dell’ancia ed altri studi ed accorgimenti fanno giustamente definire a Piero Ricci lo strumento a sacco “la zampogna infinita” proprio per le insospettate possibilità che se ne possono trarre e per il suo impiego in più situazioni, anche se, come afferma lo zampognista Ricci “non posso allontanarmi dalle mie radici, devo esprimermi nell’ambito della nostra cultura”. Ricci ha iniziato, infatti, a sei anni a suonare la fisarmonica per volere del padre, quindi, ha continuato studiando flauto al Conservatorio, ma doveva arrivare al zampogna continuando anche una tradizione di famiglia, lo zio di San Polo Matese è stato l’unico zampognaro molisano a ricevere la zampogna d’oro ad Erice mentre il nonno è stato primo clarino al Metropolitan di New York. Il desiderio di suonare la zampogna come un musicista e non da zampognaro ha sicuramente fatto scattare la necessità di nobilitare lo strumento per poterlo usare al pari degli altri strumenti, inaugurando anche in Italia un nuovo filone di rinnovamento dello strumento iniziato da parte di suonatori e musicisti che fa sentire Ricci parte in causa di questo attuale interesse. E così la zampogna di Ricci è riuscita a tracciare un nuovo e significativo tragitto nella storia della musica e degli strumenti.
English version :
PIERO RICCI
Is an accomplished musician: a leading zampogna player, instrument maker, teacher and composer who is doing his utmost to give the instrument of his homeland the higher musical profile he confidently believes it deserves. He has made several recordings and performed as a soloist at the La Scala Opera House, Milan, with the La Scala Orchestra directed by Riccardo Muti. He appears regularly with the Alessandro Scarlatti Orchestra in Naples, the Soloists Orchestra of Aquila in Abruzzo and with the Orchestra Regionale del Molise. To introduce the rustic zampogna into these classical musical circles he has made a number of improvements to the instrument. “The traditional zampogna allows you to play contrapunto and make harmonies, but it has a limited range of notes, like a keyboard with white keys but no black keys,” he said. So, among other changes, in 1996 he introduced three closely-spaced thumb holes to his lower register chanter. “It gives me a wider range of notes, so I can play all the notes of the scale and play with instrumental ensembles and orchestra, and play a wider range of music. It makes it possible for me to approach new audiences, especially younger people,” he said. The changes also have encouraged new composition, and generated new performance opportunities for zampognari. Piero Ricci sees clear needs to promote a standard instrument, at least for contexts such as those in which he is so often playing. “Traditional zampogna are hand-made and every instrument is unique. Its qualities also depend on the wood that is used. Often, soft woods are used and these take up moisture, changing the sound of the instrument as you play,” he said.“The situation with reeds is the same.” Piero Ricci makes his own instruments in hardwoods and has developed synthetic reeds to produce a more stable and reliable zampogna. “I can play longer without problems developing,” he said. “This is important, especially when I am playing with orchestras.”But he sees needs to go further. There is, for example, no fixed tuning not for a zampogna — “every zampogna is tuned to its own pitch and this varies” – “This makes it impossible to produce a good quality tutor book that is helpful for all learners, and makes it impossible to play zampognas together, in ensemble like a pipe band,” So Piero Ricci is now embarked on a campaign of persuasion, so that a standard instrument can be produced and marketed with interchangeable parts. He is working on a tutor book, despite the difficulties, in association with the Molise regional musical conservatory in Isernia, and teaches zampogna to a number of young students through a project supported by the local administration of San Polo Matese, a small town in the neighbouring province.