Ascoltatori o giudici?

musica o vivisezione ?

Mi sono acorto di una cosa.
E’ una cosa che non riguarda solo noi italiani, l’avevo già vista in Scozia ma lì è già stata metabolizzata e sostituita da un cerimoniale appropriato, spero che anche da noi si riesca ad arrivarci.

La cosa è questa: quando siamo tra pipers, uno suona, e gli altri non lo ascoltano, sono lì che lo scannerizzano in attesa dell’errore, o del doubling non eseguito, o del crossing noise (non questo, quello vero).
A me non sembra il massimo.

Mi ricordo con piacere i tempi di Cetine, quando era obbligatorio suonare il sabato dopo cena, il più delle volte avvinazzati e stanchi.
E mi ricordo anche che negli ultimi tempi avevamo ideato una specie di ascolto critico, in cui tutti gli ascoltatori erano armati di appunti per poi dare consigli e condividere impressioni su ciascuna performance musicale…ma una cosa è certa: non mancavano mai l’incoraggiamento, l’applauso sincero, la solidarietà.

Non sto dicendo che bisogna applaudire ciecamente qualsiasi sciattabordoni che si mette a violentare la nostra amata. Anzi, credo sia uno dei lati positivi della comunità di pipers quello di aiutarsi a vicenda ad avere un quadro chiaro delle nostre potenzialità, limiti e difetti.
Però manca il punto di partenza, la coscienza di stare ascoltando della musica. Lì davanti a noi c’è qualcuno che sta regalandoci della musica, sta dando il suo massimo per offrirci qualcosa di gradevole e di emozionante.
Almeno questo va apprezzato!

Non dobbiamo diventare dei giudici a tempo pieno…se ci viene richiesto, faremo del nostro meglio per dare una mano in questo senso, altrimenti cerchiamo di goderci la musica che ci viene presentata. Se era inascoltabile, con calma lo faremo presente, non c’è motivo per infliggere pene per direttissima.

Quando mi trovo a insegnare, sono costretto ad ascoltare in modo critico le esibizioni degli allievi, ma cerco sempre di mettere in primo piano l’incoraggiamento e la manifestazione di stima.
Dovremmo essere noi i primi a  sapere quanto sudore c’è dietro ad ogni singola nota che riusciamo ad emettere sulla Bestia, e dare l’onore delle armi a chi dalla Bestia viene – speriamo solo momentaneamente – sconfitto.

Come avete visto, ho detto “quando siamo tra pipers”. Perché?
Perché in pubblico invece abbiamo un altro compito da svolgere, soprattutto se viviamo in una nazione lontana dalla Scozia come l’Italia: un compito educativo. Di fronte a qualcuno che millanta capacità musicali senza averne, credo sia giusto manifestare, sia pur urbanamente, il proprio dissenso sulla performance  (es: al termine di un brano, esclamare “MASCALZONE!” può servire allo scopo), in modo da indurre gli ascoltatori a rivedere in senso critico le schifezze che gli sono piovute dentro agli orecchi inducendoli a credere che sia lo strumento che è fatto così…

A Sasso Marconi, un bel po’ di anni fa,  chiesero a me e a Franco, dopo un nostro duetto: “ma allora con questo strumento si possono fare anche delle melodie?”
Avevano ascoltato giorni addietro uno pseudopiper che li aveva quasi convinti del contrario…

Magari ci vorrà un po’ di senso di misura. E’ decentemente accordato? Tiene decentemente il tempo? La diteggiatura è quella giusta? Fa almeno qualche gracenote ogni tanto? Ça suffit.

Dicevo prima della Scozia.
In Scozia mi sono ritrovato a suonare ad un paio di recital con gente tipo Stuart Liddell, Simon MacKerrell, Robert Wallace etc. Durante le mie modeste esecuzioni gli altri erano molto attenti, non hanno lesinato l’applauso finale, i garbati complimenti e, a richiesta, e sottolineo a richiesta, suggerimenti e osservazioni.

I grandi suonatori si comportano modestamente e mostrano sincero rispetto verso gli altri suonatori, magari di levello inferiore.  Sono sicuro che avere un kilt addosso non serva a diventare un vero piper; credo che invece il rispetto, la stima e l’aiuto reciproco facciano parte delle qualità importanti che contraddistinguono gli appartenenti a questo bizzarro microcosmo umano.