A CELEBRATION OF SCOTTISH MUSIC


analisi di un CD della Temple Recors edito circa venti anni fa !

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Gli scaffali dei negozi di dischi sono pieni di album della cosiddetta musica celtica: parecchia musica irlandese, poi qualcosa di scozzese, molto meno dalla Bretagna, nulla o quasi dal Galles o dalla Cornovaglia.

Molti degli artisti presenti sul mercato sono influenzati dalle moderne mode  di commistione tra generi, giusto per venire incontro agli appetiti musicali del grande pubblico. Il quale poi perde di vista un fatto fondamentale: dietro quelle produzioni ci sono secoli di tradizione musicale (orale e strumentale) tramandata di padre in figlio da generazioni di contadini, pastori, filatrici ecc.

Fedele alla filosofia che la porta (al pari di altre etichette, come la Greentrax) quasi a sfidare le scelte delle principali majors discografiche e le moderne tendenze new age, con questo cd la Temple Records raccoglie e propone una selezione di brani eseguiti da solisti e gruppi che hanno fatto della ricerca del ricco patrimonio scozzese la loro bandiera, e benché abbia ormai quasi vent’anni non ha perso nulla della sua freschezza e attualità.

Tredici sono i brani proposti, tante le sonorità :
la voce nel canto gaelico, solista o in gruppo come nella celebre ‘waulking song’ ‘Heman Dubh’, e il clarsach, la piccola arpa scozzese; gli accordion della Jim Johnstone Band, la lowland pipe e la small pipe; e l’immancabile Great Highland Bagpipe, qui presentata nei tre contesti classici: la pipe band (Shotts & Dykehead Caledonia P. B.), il piper solista (Douglas Pincock) e il gruppo folk (Battlefield Band).

Senza dubbio si tratta di artisti di altissimo livello, che non hanno bisogno di presentazioni.

La S&DCPB, grade 1, vincitrice di innumerevoli campionati nazionali, europei, mondiali… ci offre un set di tre brani: ‘Troy’s Wedding’ e le jigs irlandesi ‘The Eavesdropper’ e ‘Fraher’s Jig’, a testimoniare la tendenza delle pipe bands scozzesi ad adattare alle proprie sonorità e ai propri stili esecutivi brani tipici del repertorio delle uilleann pipes.

Il risultato è comunque tale, in termini di phrasing, di colore e di affiatamento della band, da far perdonare questi ‘furtarelli’.

Dougie Pincock esegue una vigorosa danza, ‘Louden’s Bonnie Woods and Braes’, nata sulla scia della proibizione ad indossare l’Highland dress per sostituirvi gli odiati trews.
Brano sì di protesta ma pieno di spirito che vede il “dancer” nell’atto di sfilarsi gli odiati “trews” e di buttarli via con un calcio.
Al pubblico profano tale azione sembre semplicemente un gesto atletico o un “passo” come i tanti graziosi e originali prorpi dell’Highland Dance !

Nella traccia in cui essa è incisa, la precede un esempio di puirt-a-beul, quella forma di musica vocale nata per sopperire alla mancanza di strumenti musicali.
La voce pastosa di Christine Primrose snocciola il canto (‘n Ath Bhanais Bhios Agam) e già invoglia a muoversi e a danzare; ma quando si intreccia e vi si sovrappone il suono dei bordoni della bagpipe, si capisce che non abbiamo ancora visto nulla: ed ecco che, alle primissime battute di ‘Louden’s Bonnie’, i piedi si muovono da soli.

La Battlefield Band è protagonista del brano di apertura del cd, una suite di brani, alcuni tradizionali e altri di loro composizione, realizzati come colonna sonora per una trasmissione televisiva sul National Trust for Scotland.

Due marce in sei ottavi, ‘The Sweet Maid of Mull’ e ‘McLeod of Mull’, concludono questa selezione registrata dal vivo.

Come nel caso della S&DCPB, anche qui possiamo gustare l’impasto sonoro creato dai quattro componenti del gruppo: la GHB è protagonista, ma la contorna un’ottima compagine di comprimari, violino, tastiere e chitarra.

Nel set finale del cd troviamo la perla: Pincock e la ‘sua’ Battlefield Band eseguono ‘The Seagull’ e ‘Dr. John McInnes’ Fancy’, uno stacco di drums e la Shotts & Dykehead si unisce a loro nell’altra hornpipe ‘Sandy’s New Chanter’ per offrirci un prezioso gioiello, festoso e pieno di allegria, a conclusione di un album immancabile nella discografia degli appassionati di GHB e della musica tradizionale scozzese (quella vera!) in generale.

Una ‘Celebration’ senza l’enfasi chiassosa e talvolta insolente che accompagna molte produzioni sul revival celtico, ma schietta e sincera, incisa e prodotta (il patron della Temple Records, Robin Morton, è stato membro della Battlefield Band…) da chi respira quell’atmosfera da sempre.

We raise our glasses to them.