VERSO VERSATILI VERSIONI


VERSANDO VERE …. lacrime !

Uno dei frantumamenti genitali più ricorrenti nel ménage maestro-allievo è quello che riguarda le diverse versioni di un brano.
Cerchiamo subito di individuare il problema.
Io sono fermamente convinto che la Nobile Signora sia uno strumento sostanzialmente “classico”, cioè che abbia

a)una tecnica strumentale non intuitiva e ben fissata,

b)compositori per la maggior parte noti,

c)musica fissata su spartito.

La molteplicità delle versioni sembrerebbe invece molto più consona alla tradizione popolare, in cui ogni suonatore ha la “sua” versione del brano, e suona quella.

La parola “sostanzialmente” è stata in precedenza usata proprio perché nel repertorio per GHB sono anche presenti brani della tradizione popolare (molte arie e reel in 2 parti, qualche giga, qualche strathspey) e in quel caso esistono versioni anche marcatamente diverse tra loro.

A questa molteplicità se ne somma però un’altra di diverso tipo, che chiamerei quasi “prefissata”.

Essa si concentra sostanzialmente sulle tecniche di abbellimento e sulla posizione di punti e tagli; ogni versione cerca di dare al brano un andamento peculiare, più robusto, oppure più lieve, più simmetrico o più variato.

Quest’ultima diversificazione, tenendo in mente che è attraverso la tecnica che questo strumento crea espressività, è molto più simile a quella che si incontra in musica classica, dove il maestro indica all’allievo sfumature dinamiche, crescendi, diminuendi, forte, piano, staccato ecc.

Alle prese con una competition March, ad esempio, l’allievo si sentirà dire dal maestro: “ecco, in questa misura togli il grip e mettici un doubling”, oppure “in questo run inverti i segni di punto e taglio”.

L’allievo combattivo dirà: “Alla faccia della libertà espressiva! Ma poi chi se ne frega se io qui faccio comunque un grip? Anzi, a me qui piace proprio un bel grippone!”

“Ehi, giù la cresta, microbo! Batterio che infesta di crossing noise ogni brano! Qui si fa come dico io!”…e così via…

Il problema insomma c’è.

Proviamo a continuare l’analisi dai due punti di vista, magari esaminando qualche sottocategoria.

ALLIEVO TALEBANO: lui dice, io faccio.

ALLIEVO DISPONIBILE: Beh, erano 6 anni che la studiavo così, però se mi dice di cambiare un motivo ci sarà…

ALLIEVO COMBATTIVO: Eh no, dai, ho la registrazione di MacKekkatz che coincide perfettamente con lo spartito, la conosco così, perché me la cambi?

ALLIEVO SORDIDO: vai, vai, tanto fra un’oretta ti sei tolto dalle scatole e io faccio come mi pare.

Adesso l’altra faccia della medaglia.

MAESTRO TALEBANO: Io dico, tu fai.

MAESTRO DISPONIBILE: Beh, erano 6 anni che la studiava così, siamo sicuri che ci sia un valido motivo per cambiargliela?

MAESTRO COMBATTIVO: No, non voglio assolutamente che tu la suoni come quel #@§§Ω di MacKekkatz, non coincide coi miei principi di espressione blablabla.

MAESTRO SORDIDO: vai, vai, fai quello che ti pare, tanto fra un’oretta ti sei tolto dalle scatole.

L’allievo talebano risolve ogni problema, e rapidamente diviene il beniamino di ogni insegnante. Però gli consiglio di chiedere sempre il perché delle scelte dell’insegnante, altrimenti crescerà solo a metà.

Lo stesso vale per l’allievo disponibile, con in più la voglia di far presente le proprie considerazioni. A volte l’insegnante non ha potuto o saputo rendersi conto di una determinata situazione che potrebbe invece portare a scelte differenti.

L’allievo combattivo parte da un punto di vista leggermente distorto, credo mutuato dall’ambito scolastico. Qui il rapporto non è forzato (“a scuola ci devo andare, e nella mia sezione mi è toccato questo caprone a insegnare la materia X”), perciò occorre sempre partire dal presupposto che il maestro operi in funzione dell’allievo. Poi che segua pure il dialogo precedentemente auspicato.

L’allievo sordido sta perdendo tempo e denaro. Il maestro ringrazia per i soldi ma rimpiange il tempo che avrebbe potuto dedicare ad allievi più interessati.

Il maestro talebano ha pochissimi allievi, tutti talebani. Gli altri l’hanno già mandato affàn.

Il maestro disponibile diviene il beniamino di ogni allievo, ma non deve mai dimenticare che, come tutti i mammiferi posti in grado subordinato, gli allievi tenderanno a tirarlo dalla loro parte, a ottenere facilitazioni, diminuendo in questo modo la quantità di informazione che può arrivare dall’insegnante. A volte la risposta a domande simili a quella messa come esempio dovrebbe essere “SI, c’è un valido motivo per cambiargliela. Chiuso. ”

Il maestro combattivo dovrebbe parlare un po’ con quello disponibile; insieme farebbero davvero una bella coppia! Intestardirsi su un “ordine” dato però è roba da caserma, lui dovrebbe solo concentrarsi sul modo migliore per trasmettere informazioni al suo allievo…se le ha!

Il maestro sordido sta rubando tempo e soldi ai suoi allievi. Che, non appena se ne accorgono, devono subito mandarlo affàn.

La morale della storiella è che non ha senso intestardirsi sull’imporre, o rifiutare, una data versione del brano.

Il maestro sappia ascoltare l’allievo, e viceversa.
Il maestro sappia dare forza alle proprie convinzioni, l’allievo riponga fiducia nel maestro.

E va bene…lo ammetto… La morale è un’altra.

Prendete le versioni che vi propongo per buone e non rompete tanto le scatole!!!

Scheeerzooo…………