CRAIG-A-BODICH

questa volta è uno STRATHSPEY !!!

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E’ la volta di affrontare uno strathspey! Questi brani da danza, cui però si aggiungono un buon numero di impegnativi brani “competition style”, si sono evoluti nel 1800 da reel suonati in modo più lento e scandito.

Si tratta di una forma musicale esclusiva del repertorio scozzese, e ne contiene uno degli aspetti forse maggiormente caratteristici, ossia il “lift”, quello slancio verso l’alto che vuole mimare in musica il saltare del ballerino impegnato nella danza comunemente associata a questi brani, l’ Highland Fling.

Tale risultato è ottenuto attraverso un uso massiccio di scotch snap, il gruppo di due note in cui la nota corta è sulla battuta mentre quella lunga è posta fuori battuta, e da un’estremizzazione della differenza di lunghezza tra note corte e lunghe.

Mai come nello strathspey (approfitto per sostenere la pronuncia straspéi, legata alla natura composta della parola strath-spey, valle dello Spey, al posto del meno corretto stràspei) il piper deve far suo l’assioma supremo :
“Le note lunghe, lunghe; le note corte, corte”, pena l’eseguire una specie di marcia inteccherita e non proprio interessante.

Questo chiaramente comporta uno sforzo tecnico, e non sarà raro assistere alla comparsa di indesiderati crossing noise causati dal nobile tentativo di passare molto rapidamente da una nota corta a quella successiva.

Calma e velocità di studio moderata faranno miracoli. Fondamentale sarà parimenti evitare come la peste di anticipare gli scotch snap e i doubling, ponendo erroneamente sulla battuta la nota lunga dei primi e simmetricamente la nota d’arrivo (anche in questo caso quella lunga) dei secondi. Questo distruggerà il telaio stesso dello strathspey.

Veniamo al brano scelto per voi. Si tratta di un’ennesima perla compositiva di Donald MacLeod, per il quale, lo avrete capito da tempo, provo sconfinata ammirazione.
I suoi brani, mai banali, hanno una linea melodica che subito sa evocare quella regione, il suo fascino e lo spirito della sua gente, e spesso (ok non sempre…) presentano come qualità ulteriore una confortevole semplicità. Craig-a-Bodich (credo sia il nome di una località) è uno strathspey in 2 parti, lineare e classico, ma pieno di energia e dinamicità. Un ottimo brano da studio per impratichirsi con questo stile.

La versione qui presentata mi è stata insegnata nel lontano 1993 da Bruno LeRouzic, e mi piace molto.

Non abbiate fretta nel cercare di raggiungere la velocità finale di esecuzione (intorno a 120 bpm), e non esitate a iniziare lo studio molto più lentamente, ad esempio a 90 bpm, cercando un buon bilanciamento tra note lunghe e corte da trasferire poi a velocità più elevate.

Nello spartito ho messo alcune note per aiutare a identificare i punti chiave della sua esecuzione.

Line (Rigo) 1 Bar (Misura) 1.

Nota 1 – Il taorluath è al solito anticipato rispetto alla battuta (non date retta a Bagpipe Player!!), ma dobbiamo anche dare al primo Low A la maggior lunghezza possibile. Quindi cercheremo di chiudere al massimo il movimento, senza però snaturarlo e facendo ancora ben sentire le sue tre componenti.

Nota 2 – Il Low A successivo al taorluath e la nota B che lo segue esemplificano perfettamente la necessità di una marcata differenza in lunghezza tra note lunghe e corte. Credo utile immaginare che il B non faccia parte di battuta 2 ma sia legato ala Low G che apre battuta 3.

Nota 3 – ecco uno scotch snap; essenziale suonare il corto B SULLA battuta e la nota E fuori battuta, evitando anche di tagliare quest’ultima per un’ eccessiva fretta di gettarsi su bar 2.

Line 1 Bar 2.

Nota 4 – Un momento tecnico che può presentare qualche difficoltà è il passaggio da un corto B al doubling di E; cerchiamo di non “mangiarci” il doubling e teniamo ben distinte le sue due gracenote. Il resto della misura ricalca nella sostanza Bar 1.

Line 1 Bar 3.

Nota 5 – Quando negli strathspey si trovano coppie di note “normali”, ossia con la nota lunga sulla battuta, bisogna tenere la nota lunga il più possibile e immaginare la nota corta come legata alla nota successiva. Anche i due doubling presenti qui, così come quello di bar 2, non devono essere sacrificati allo stile strathspey ma tenuti ben definiti. So che gran parte di voi gioirà nel vedere che il primo doubling ha la thumb gracenote…(vedi nota 6).

Line 1 Bar 4.

Nota 6 – Attenzione alle thumb gracenote! Non cambiate posizione alla mano nell’attimo di tempo in cui essa non è più a contatto col chanter. Curate anche la sua durata, che dovrebbe essere equivalente a quella delle altre gracenote.

Nota 7 – Eseguite lo strike on E in modo deciso e leggero, così da produrre non un corto Low A ma solo un sonoro “tak”.

Line 2 Bar 1. Nota 8 – Occorre evitare di rimanere “piantati” sull’F del doubling di High G, o peggio di far suonare il primo High G come una vera nota.. Nello strathspey questo particolare doubling, se ben eseguito, trova pieno significato, conferendo di per sé un effetto “lift”.

Line 2 Bar 2 = Line 1 Bar 3.

Line 2 Bar 3. Nota 9 – L’High A al posto di High G non è un errore del compilatore, ma uno di quei piccoli cambi di nota che costituiscono il sale di questa musica. Il resto ricalca Bar 1.

Line 2 Bar 4 = Line 1 Bar 4.

Line 3 Bar 1 = Line 2 Bar 1.

Line 3 Bar 2. Nota 10 = Nota 9.

Line 3 Bar 3. Nota 11 = Nota 9.

Line 3 Bar 4 = Line 1 Bar 4.