Glenfinnan Highland Gathering


Parliamoci chiaro: ogni tanto lo spartito del mese non è proprio per tutti tutti !

Glenfinnan Highland Gathering

Io cerco sempre brani piuttosto semplici, per stimolarvi e per ricordare a me stesso e a tutti gli altri che la bellezza non è solo virtuosismo ma musicalità, equilibrio, nitidezza melodica. Beh, stavolta il brano proprio semplice non è…

La composizione di questo mese (ok bimestre…) è un classico – anche se di recente composizione, circa 1960 – delle marce in 2/4 che definirei “le prime competition march”, quelle che preparano il terreno alle meravigliose ma anche impestate “senior level”.

Altre marce di questo tipo sono 79th’s farewell to Gibraltar (forse un pelino inferiore a questa), King George V, Donald MacLean’s farewell to Oban, Father John MacMillan of Barra, una più bella dell’altra, anzi senza mezze misure, secondo me migliori di altre più rognose tecnicamente ma piuttosto spoglie artisticamente.

Il compositore in questo caso è Ronnie Lawrie, una vera personalità del piping della seconda metà del ‘900, un omone dell’Argyllshire sotto la cui smisurata ascella ogni bagpipe sembra una borsa dell’acqua calda mentre il chanter letteralmente sparisce dietro le sue dita, grosse come pompe da bicicletta.

Questa marcia è la quintessenza di un detto che un certo piper che io conosco ha coniato: “Le note lunghe, lunghe; le note corte, corte”.

Come di consueto, eccoci alla fredda analisi tecnica.


Frase 1.

Intro Bar.

urka, direte, già problemi qui? Ahimè, sì. L’High A passi, ma quel corto F precede il double E, passaggio rognoso per antonomasia. Concentrarsi sulla prima gracenote del doubling, grazie.

L1 Bar 1.

Arrivati all’E, riposatevi! Non tagliate questa nota per nessun motivo. Dopo un low A molto breve, non chiudete troppo il Double C. Ahiahi, ecco un tachum…fate sentire bene le due gracenote…insomma, avete già capito che qui non si scherza.

L1 Bar2.

Double F. Può essere uno dei più bei movimenti oppure un troiaio, fate voi. Fatelo cantare, non lo schiacciate, parlate col vostro indice, convincetelo…sarete amici, no?

Le due note che lo seguono sono davvero molto corte, ma sempre chiare e non “bruciate”.

L1 Bar3 = Bar1

L1 Bar4.

le prime 4 note: le note lunghe, lu…ok ci siamo capiti. Altri setting hanno al posto del double B un gracenote strike: come complicarsi la vita…

L2 Bar 1 & 2 = L1

L2 bar 3.

provate a fare rima di lunghezza tra il double E e il tachum; poi approfittate del fatto di essere già su low G per un throw on D da antologia; poi un bel double C non troppo chiuso.

L2 bar4.

dovreste immaginare il primo lowA come la nota più lunga del mondo. Infine vi supplico, vi scongiuro: non anticipate il birl. Sulla battuta va il primo strike di lowG, la testa del 7 se fate il “seven”, il tap del “tap & drag”.

A questo punto vi sarete talmente divertiti che non vorrete far altro che suonare di nuovo l’intera frase…ecco, bravi, fatelo.

Frase 2.

La frase 2 non è altro che un arrangiamento di frase 1. Vi si ritrovano gran parte dei pattern analizzati in frase 1 e non ci torniamo sopra. Al posto di double E – Low A troviamo in bar 1 e 3 di L1 e in bar 1 di L2 un classico “run” di 4 note: hA-D-F-hA; le due note centrali sono molto, molto corte. Come di consuetudine, le due misure finali (L2, bar 3 e 4) sono uguali a Frase 1. In questo caso, in aggiunta, nella ripetizione della frase l’intera L2 è sostituita dalla L2 di frase 1. chiaro? Forse no. Però se schematizziamo quanto fatto finora il risultato sarà:

frase 1: A-B (line 1) A-C (line 2) + A-B (line 1) A-C (line 2), poi:

frase 2 : (terzo e quarto rigo): A1 B1 (line 1) A1 – C (line 2) + A1 B1 (line 1) A C

Bene, ora spero di avervi confuso definitivamente.

Frase 3.

L1.

dopo un double hA di riscaldamento, ci troviamo di fronte a una frase che ricalca nella struttura le più blasonate marce in 2/4, ossia ci propina un putiferio di runs. Ancora una volta le due note corte, quelle centrali in questo caso, devono essere microscopiche ma ancora chiaramente udibili come note, accompagnate fedelmente da limpide gracenote; le altre devono sembrare più lunghe di quel che sono. Totale: L.N.L.L., L.N.C.C. Attenti a eventuali crossing noise passando da lA a C , o ancor più facilmente, da C a E o da D a F. Bar 4 è la stessa delle frasi precedenti.

L2.

vedi L1. Bar 3 e 4 sono le solite. Ripetere due volte, please.

Frase 4.

L1 Bar1.

Il grip, chiaro e secco come una vernaccia, separa 2 lA che dovrebbero sembrare lunghi uguali anche se non lo sono, complice un D veloce come un lampo. Occhio al tachum e alle sue gracenote, vietatissimo un crossing noise C-E alla fine!

L1 Bar2.

Stesse raccomandazioni sul run che inizia la misura. Rimanete poi per alcune ere geologiche sul double hA.

L1 Bar3.

fate sentire l’half double E e cercate una rima di lunghezza tra le due parti uguali del secondo run.

L1 Bar4 = sempre il solito…che barba! Sì, MA…state facendo un bel double B??

L2. nessuna novità,, almeno nel primo passaggio.

Al momento di ripetere la frase invece troviamo un piccolo colpo di genio, una di quelle sottigliezze che sono il bello di questo strumento. Volgendo al termine, la melodia riprende la L2 di frase 1, MA la seconda nota di Bar1 non è lA, ma D. E’ una nota brevissima, un lampo, un sospiro… un dettaglio che illumina di luce intelligente e di pura arte la fine di questo splendido brano.

La velocità finale sarebbe 70 circa, vi esorto a lavorarci sopra usando il metronomo a 58 o giù di lì…o a qualsiasi altra velocità che vi faccia lavorare con controllo.

Buon soffio!