Incanto al Glenfiddich


titolo originale “Entranced at the Glenfiddich” di Genevieve Mari
tratto da Piping Today n.25traduzione di Mario Tomasone


Non sono un piper, o per lo meno non lo sono ancora. Sono una studentessa del corso post-laurea di Antropologia della Concordia university di Montreal e attualmente mi trovo a Glasgow per la parte di ricerca e di documentazione nell’ambito delle mie ricerche per il Master of Art ( titolo accademico anglosassone equivalente alla nostra laurea vecchio ordinamento o laurea “senior” del nuovo ordinamento , NdT)

Dal punto di vista antropologico, la mia ricerca si basa sulle interconnessioni tra il piping e la sua musica con la propria identità. In quest’ambito, sto concentrando le mie ricerche sulle motivazioni che spingono una persona ad iniziare lo studio della cornamusa e ai significati e valori che la persona associa al questo tipo di musica.

In altri termini, è vero che una persona inizia a studiare la cornamusa perchè si identifica con Scozia o si tratta piuttosto di una falsa idea derivante da una serie di miti e luoghi comuni socio culturali?

Quanto è importante che ci sia una qualche forma di collegamento con la Scozia e che importanza ciò può avere nella mente di un piper? E fino a che punto immagini della Scozia (quelli che io chiamo “paesaggi sonori”) vengono evocate nella mente dell’ascoltatore di un brano per cornamusa?

Nella mia ricerca sto cercando di analizzare come mai, in un mondo ormai quasi completamente globalizzato come il nostro, la cornamusa sia così inestricabilmente associata alla Scozia – o se questo fenomeno di associazione sia presente solo al di fuori della Scozia – e contemporaneamente sto indagando su come i piper esprimano la loro percezione del piping come un’espressione di una specifica cultura.

Un mio caro amico mi disse una volta che noi Canadesi siamo affascinati da culture e nazioni che hanno radici profonde perchè – con l’eccezione degli Indiani Canadesi – noi non ne abbiamo.

Fina dal settembre 2006 ho cercato di rispondere a molte di queste domande attraverso i miei primi passi nello studio della cornamusa e alla mia attività di volontariato presso il National Piping Center di Glasgow . Sono molto grata al direttore del Pipimg Centre, Roddy MacLeod, che mi ha accolto molto gentilmente e che mi ha dato la possibilità di lavorare a stretto contatto con il personale e con gli istruttori del Centre. E’ stata un’esperienza che mi continuerà a fornire molti stimoli per gli anni a venire. In maniera quasi naturale, stando a contatto con tanti piper, ho iniziato a sortire certi effetti e dopo non molto tempo mi sono trovata immersa a capofitto in quest’ambiente così complesso e stimolante, il mondo del piping.

Sbato 28 ottobre (2006, NdT) ho avuto la possibilità di assistere al concorso di piping Glenfiddich presso Blair Castle nel Pertshire. Essendo una neofita nel modo del piping curiosa e assetata di stimoli non mi sono lasciata sfuggire questa occasione per assistere a questo evento così prestigioso. Debbo anche confessare che mi sono divertita non poco a far diventare verdi d’invidia alcuni miei amici canadesi della banda di cornamuse del Black Watch – Royal Highland Regiment (RHR) of Canada.

Con lo stato d’animo di chi sta per iniziare un pellegrinaggio verso i luoghi più sacri, io Alex e Mike – tutti canadesi – siamo partiti alla volta di Blair Castle, presso Blair Atholl.

Abbiamo lasciato dietro di noi le atmosfere grigie e piovose di Glasgow dirigendoci verso un orizzonte che prometteva tempo più mite. All’altezza di Stirling siamo stati proiettati nello splendore del paesaggio scozzese. Le pianure si mutavano lentamente in colline decorate dai toni che andavano dal verde cupo alla tavolozza fiammeggiante dell’autunno. Anche se il sole ha fatto più volte capolino nel corso del nostro viaggio, quando siamo scesi dal treno alla stazione di Blair Atholl il cielo era di nuovo grigio e una nebbia fredda attaccava i nostri volti mentre percorrevamo la strada che porta al castello.

Le inconfondibili mura bianche di Blair Castle sono apparse ad un tratto al di sopra delle cime degli alberi e, dopo pochi secondi, il castello era davanti a noi.

Siamo entrati da un ingresso secondario ubicato sul lato est che ci ha condotto in una sala da pranzo chiusa da ampie vetrate e dotata di un buffet dove era possibile acquistare sia piatti caldi e freddi. L’ambiente era pieno di persone, la conversazione fittissima e, sullo sfondo, si distinguevano chiaramente le cornamuse dei concorrenti dietro una porta comunicante con la sala adiacente.

In un angolo della sala dei rinfreschi erano posizionati degli schermi che permettevano a quanti non si trovassero nella sala accanto di seguire ugualmente la competizione.

Dopo una prima, rapida occhiata alle persone presenti, avevo già riconosciuto alcuni volti a me noti come Dr. Simon McKerrell e Gareth Rudolph del Piping Centre e Gary West della Edinburgh University. Molti altri volti mi erano familiari per essere delle figure di rilievo nel mondo del piping, ma i loro nomi non mi erano noti.

Cameron Stevens, Pipe Major del RHR – Canada, mi aveva detto di individuare Angus MacColl e Jim McGillivray e di salutarli da parte sua, ma non avevo idea di quali fossero tra tutti i presenti.

Altri mi avevano detto di salutare Gordon Walker, Greg Wilson, William McCallum, Euan McCrimmon, Iain Spears, Murray Henderson, Allan Russell e, naturalmente, Roddy MacLeod e Alastair Dunn. Alastair Dunn, Roddy MacLeod e Gordon Walker erano i soli tre che ho riconosciuto: Alastair Dunn lo avevo incontrato al Piping Centre e Gordon Walker mi era ben familiare per la sua presenza su quasi tutte le pagine del tutor boook del Piping Centre. Ad ogni buon conto, ero ben consapevole di essere in compagnia di alcuni tra i migliori piper al mondo.

La gara ha avuto luogo nella grande sala del castello, ubicata al di là delle porte che comunicavano con la sala da pranzo. Un tavolino per i biglietti era stato posizionato accanto all’ingresso della sala, non appena sono state aperte le porte.

Ho iniziato a guardarmi attorno con attenzione solo dopo aver trovato posto ed aver organizzato il mio materiale “di lavoro”.

Seduti in settima fila, avevamo una visuale perfetta sia della piattaforma di gara che del tavolo dei giudici. Un enorme testa impagliata di Highland Cow era appesa al muro, ci guardava dall’alto, sopra la piattaforma di gara. Attorno al bovino e su tutte le pareti, teschi di cervo e trofei coprivano ogni centimetro quadrato di muro. Il soffitto era in legno scuro, con grosse travi e capriate a vista. Era proprio una “gran” sala, con camini sia sul muro est che sul muro ovest.

I giudici erano Iain MacFayden , Dr. Jack Taylor e John Wilson per il piobaireachd, P/M Jimmy Banks, John McDougall e Jim McGilivray per MSR ed erano piazzati ad un tavolo ubicato alla sinistra della pedana e i suonatori facevano il loro ingresso dalla destra.

Ci siamo sistemati alcuni secondi prima che Alastair Dunn iniziasse il suo piobaireachd e abbiamo seguito tutte le altre esibizioni.

Con l’eccezione di qualche Highland game, non avevo mai assistito a una competizione di piping e sicuramente non avevo mai avuto l’occasione di ascoltare così tanti musicisti di livello assoluto. Mentre stavamo seduti, Alastair aveva iniziato ad accordare la cornamusa e io aspettavo con impazienza che iniziasse la mia prima esperienza di piobaireachd.

Diverse volte mi sono rivolta a Mike chiedendogli se il brano fosse già iniziato, ma Mike, leggermente spazientito, mi ha detto ad un certo punto : “Quando inizierà, lo capirai da te!”

Figuriamoci! E come potevo mai fare? …stranamente, però, già a partire dalla performance successiva avevo capito come funzionasse e aspettavo con ansia il momento del passaggio dall’accordatura al brano: è stata la prima di una serie di lezioni che ho appreso in quel giorno.

Non ho mai sentito in tutta la mia vita delle cornamuse dal suono così fantastico e ancora oggi non riesco a descrivere la potenza delle emozioni provate.

La combinazione delle strutture in legno, del soffitto alto e della qualità degli strumenti produceva una esperienza acustica incredibile.

Durante l’esecuzione di ciascun piobaireachd il suono dei bordoni sembrava muoversi dalla pedana verso il pubblico come la nebbia che si addensa sul mare. Ad un certo punto, poi, il suono ricco e complesso finiva per avvolgerci completamente, come una coperta calda e pesante.

In contrasto, ciascuna nota brillante e acuta suonata sul chanter creava una strana turbolenza rispetto al continuo mormorio dei bordoni, ma finiva per mescolarsi perfettamente. Chiudendo gli occhi, la sensazione che provavo era letteralmente magica e mi sentivo completamente affascinata. Mi sentivo come se venissi fisicamente trasportata via dalla musica.

Una volta Gareth Rudolph mi aveva parlato dell’effetto ipnotico del piobaireachd e, anche se lì per lì pensavo di aver capito cosa intendesse, è stato solo in quest’occasione che ho provato appieno quel che cercava di spiegarmi. La mia esperienza è stata infatti qualcosa che andava oltre l’ipnosi, era come se mi sentissi portata indietro nel tempo. Sono certa che la mia percezione della musica è influenzata del romanticismo che ad essa è collegato, ma sono ugualmente convinta che in quel contesto si potesse comprendere come quella musica fosse fisicamente connessa con il mare, i glen e i loch. Una volta Neil Munro scrisse: “è musica che smuove il sangue e che tocca il profondo dell’anima di un uomo”

La competizione di MSR è stata altrettanto affascinante ma, naturalmente, assai più movimentata. E, per quel poco che posso capire di piping, mi rendevo conto di ascoltare dei musicisti straordinari e sono rimasta affascinata da ogni singola performance.

Mi resi rapidamente conto di come le sensazioni che stavo vivendo erano del tutto diverse da quelle che potrebbe provare un piper in Canada, a meno che non abbia avuto la possibilità di venire in Scozia.

Ho apprezzato l’immensità e l’importanza che l’evento ha avuto per me, come antropologa e ricercatrice, ma anche, su un piano più personale, come studente di piping alle prime armi ma piena di voglia e di entusiasmo.

Sono rimasta colpita dal poter stare tra i migliori piper di questa generazione, musicisti straordinari e completi nonché insegnanti apprezzatissimi.

Devo anche confessare che mi sembrava strano stare nella stessa stanza, fianco a fianco con personalità di quel calibro – specie dal momento che non avevo riconosciuto che pochissimi di loro fino a quando non sono saliti sul palco. Ma, cosa assai curiosa, la serata aveva un’atmosfera assolutamente “normale” e “tranquilla”, anche se allo stesso tempo era per me surreale. Il pensiero di esser assieme a tanti piper di rilievo assoluto era infatti per me una fonte di grande emozione.

Ed è stato proprio a quel punto che ho compreso a fondo il significato che quell’esperienza stava avendo per me. Senza che ne fossi consapevole, ero diventata parte del mondo del piping che fino a qualche tempo prima contemplavo solo da lontano come una materia di studio.

Un piper una volta mi disse ” Una volta iniziato, non avrai più voglia di smettere. E’ un mondo strano che non avrai più voglia di lasciare”. Mi avevano avvertito.