COSA CERCARE NELL’ASCOLTO

Innanzitutto cerchiamo tranquillità, comfort, e magari un buon impianto stereo.
Mettiamo il nostro disco prescelto e partiamo per il viaggio.

Naturalmente non è necessario che voi conosciate il brano che state per ascoltare, o che abbiate lo spartito sotto gli occhi!
Queste cose possono essere lasciate ai veri malati!

Siamo di fronte al primo ascolto, e una musica complessa come può essere a volte un pibroch non si fa conquistare facilmente.
Quindi ci accontenteremo di trovare dei punti di riferimento, dei segnali che ci guideranno, la volta successiva, verso nuove piccole conquiste.

Un pibroch non è una serie insensata di note ripetute ossessivamente. Esso è composto in primo luogo da frasi, da domande e risposte, da richiami, da sorprese.

La natura molto conservativa di questa musica, spesso costruita intorno a poche note, fa sì che la sostituzione anche solo di una di esse all’interno di un pattern già esposto, magari più di una volta, generi una tensione espressiva.

In altri casi una frase sarà eseguita cambiando l’ordine delle note al suo interno, andando a formare una serie di anagrammi che altro non sono se non punti di osservazione differenti.

Dovremo quindi aspettarci durante il nostro ascolto di essere attratti, o comunque di prestare particolare attenzione a questo o quel passaggio, che diverrà uno dei segnali di cui si parlava in precedenza.

La seconda volta che lo ascolteremo la tela sarà meno ingarbugliata, e nuove connessioni,  logiche o emotive, andranno ad arricchire la nostra personale mappa del brano.

Non dobbiamo avere fretta, stiamo recuperando la qualità del nostro tempo, ricordate?

Una volta svelato il mistero, il pibroch ci apparirà nella sua disarmante semplicità, tanto da farci pensare ma come ho potuto non accorgermene prima?” ma non dovremo dimenticare che questo è il frutto della nostra attenzione verso il brano.

Durante questi ascolti sarà piacevole anche ascoltare la voce dello strumento, una voce arcaica, ancestrale, ma proiettata in un ambito sofisticato e complesso, ove abbellimenti virtuosistici sono in grado di darle la voce ora di una donna piangente, ora di un uomo ferito, ora di una battaglia, ora di un ricordo.

Una volta terminato il ground, le variazioni ci porteranno come sulle ali di un rapace che plana sulla valle, sondando il terreno da tutte le angolazioni.
E la loro ripetitività potrà farci entrare dentro di noi, fino al nascondiglio dei nostri sogni, a cui potremo dare finalmente spazio e tempo.

Ci accorgeremo che ogni brano ha un momento culminante, mai fisso, a volte variabile da persona a persona, oltre il quale si intraprende la via del ritorno, arricchiti dal viaggio che il brano ci ha regalato.
 
E quando si sente iniziare nuovamente il ground, si capisce di essere tornati a terra, ma anche di aver imparato che, ogni volta che lo vorremo, potremo concedere a noi stessi questa piacevole esperienza.