di Barnaby Brown (trad Alberto Massi)
Questo saggio è contenuto nel libro che accompagna l’album “Donald MacPherson, a Living Legend” pubblicato dalla casa editrice/discografica che fa capo all’Autore.La traduzione (eccezionale!) è a cura di Alberto Massi ed era destinata a comparire sul libro a corredo dell’album insieme alle traduzioni in altre lingue. Purtroppo, e sottolineiamo purtroppo, ciò non è stato possibile per ragioni tecniche.
La riduzione di una fluida e ricca melodia, quella dell’ùrlar, ad un arido e nervoso schema di note è il parametro essenziale dello sviluppo delle variazioni ritmiche di un pibroch. La forza emotiva si crea attraverso una espressione di disciplina ed austerità.
Imbrigliare in uno schema fisso qualcosa di precedentemente libero produce una tensione palpabile, alla quale si aggiunge nell’ascoltatore consapevole una crescente attesa: questo schema verrà infranto, e se sì, quando e come? Quale nuova nota (se mai ci sarà) apparirà nelle variazioni?
In tutti i sette lavori presenti in questo disco (l’Autore si riferisce ai brani contenuti nell’album/libro “Donald MacPherson a Living Legend” – n.d.r.), ogni variazione (ad eccezione di A’Cheud Shiubhal in Lord Lovat’s Lament) è presente in due forme: una chiamata “Singling” e l’altra “Doubling”.
Nella maggior parte dei Singling, la fine di ciascuna frase è sottolineata da una Cadence, ossia un rallentamento della velocità ed un cambio di ritmo secondo pattern codificati.
Nei Doubling, il tempo aumenta, anche se di poco, le Cadence scompaiono ed il ritmo viene mantenuto costantemente.
Anche se questa musica si è rifiutata di scomparire, il supporto ad essa fornito non ha mai recuperato dal terribile colpo inferto al sistema culturale dei Clan all’indomani del fallimento della rivolta Giacobita del 1745.
Gli aspiranti piper non vennero più inviati a Skye dai MacCrimmon per imparare e l’ultimo piper ereditario, Donald Ruadh MacCrimmon, lasciò l’incarico presso il capo dei MacLeod, offeso dal fatto che le terre sino ad allora concesse alla sua famiglia gli sarebbero state ridotte della metà.
240 anni dopo, è facile purtroppo dimenticare che quasi tutto ciò che noi conosciamo sul pibroch deriva da una artificiale cristallizzazione avvenuta secoli dopo che questa musica era stata composta.
Oggi esistono concorsi musicali per cornamusa riservati ai “professionisti”, ma questo termine è inesatto.
In realtà, nessun piper è più riuscito a vivere suonando pibroch dopo il 1700.
Nonostante un repertorio che riempirebbe 36 CD ed una schiera di appassionati di questa musica in tutto il mondo, i piper non sanno riconoscere in sé stessi dei musicisti classici. Quanti violinisti di punta pagherebbero di tasca propria pur di poter accedere ai concorsi lungo l’intero arco della loro carriera?
Eppure, è proprio ciò che Donald MacPherson ha dovuto fare.
Il complesso di inferiorità che ha afflitto il mondo Gaelico dal
Spero che questo CD possa contribuire ad aumentare la convinzione tra i piper ed i manager musicali che il pibroch è in grado di garantire platee internazionali e adeguati introiti.
Questa musica è circondata da un alone di mistero assolutamente immotivato. Si tratta solo di un diverso linguaggio musicale, purtroppo minoritario, inevitabilmente imparato ai giorni nostri soltanto come “seconda lingua”.
Come risultato di ciò, questa lingua è parlata in modo incerto, con i suonatori a volte non consci del perché una tal nota dovrebbe essere suonata lunga o corta.
Suonatori provenienti da ogni dove confluiscono nelle competizioni amatoriali di pibroch, ma il fatto di aver adottato una “tradizione” asettica (derivata rigidamente da registrazioni risalenti alla metà del XX secolo) anziché salvare questa musica dal declino, confonde il lavoro del compositore con l’espressione del brano data dal piper.
Cristallizzare un singolo stile serve solo a ridurre la scelta a disposizione dei maestri e limita le capacità di sviluppo dei pipers, rendendo più difficile per loro afferrare questo diverso idioma e divenire fluidi comunicatori del linguaggio del pibroch.
Lo scopo principale che mi ha guidato nella produzione di questo CD è stato quello di fornire alle generazioni che verranno interpretazioni eloquenti come quelle di Donald, che si stagliano ben al di sopra di qualsiasi disputa su cosa sia “tradizionale”, e portano alla luce la vera anima di questa musica attraverso la sua pura maestria.
Con un po’ di fortuna, ciò potrà incoraggiare l’intero mondo musicale ad aprire questo scrigno ed osservare uno dei più preziosi tesori delle Highlands sotto una migliore luce.