DONALD MacDONALD – POCA FAMA E… MINORE FORTUNA!

Nel 2006 la Piobaireachd Society ha pubblicato una nuova edizione del primo libro di Donald McDonald, ‘Donald McDonald’s Collection of Piobaireachd Volume 1, The Ancient Martial Music of Caledonia’, a cura di Roderick Cannon con un’introduzione di Roderick Cannon e Keith Sanger. Il libro è disponibile presso il College of Piping e il National Piping Centre.

Immaginiamoci un ometto indaffarato nel suo laboratorio di bagpipes a Castlehill, in cima alla High Street di Edimburgo; è proprietario di una modesta abitazione in Carubbers Close che divide con la famiglia e il padre anziano, un contastorie molto piacevole, impregnato delle tradizioni della natìa Skye. Due secoli fa, nei primi decenni del XIX secolo, Donald McDonald gettava le basi del piping moderno.
I suoi sforzi hanno ottenuto notevoli risultati, ma i suoi contributi furono superati dal lavoro degli altri e non hanno mai avuto successo. Solo di recente la sua opera è stata rivalutata.

McDonald ha militato in Irlanda come piper nei Caithness Highlanders.
La pipe band come la conosciamo oggi non esisteva e un piper in servizio presso l’esercito britannico nel periodo napoleonico era normalmente diviso tra cerimonie, occasioni ufficiali e manovre sul campo.
Svolgendo le sue mansioni, attirò l’interesse del colonnello del reggimento, Sir John Sinclair, un finanziere altamente influente, economista e uomo politico, presidente della Highland Society of London.
Diventato in seguito Pipe Major nell’Argyllshire Militia, McDonald era già cinquantenne quando, sul palcoscenico del Theatre Royal di Edimburgo, vinse le ambite Prize Pipes nell’annuale Highland Society Competition.
Era il luglio del 1817. Si era piazzato terzo nel 1801 e secondo nel 1811.

Roderick Cannon, autore di un accurato studio su Donald McDonald insieme a Keith Sanger, ci dice:
“Nell’intervallo tra i due periodi di servizio prestati nell’esercito, tornò alla sua attività di pipe maker. Come appartenente alla milizia territoriale e non obbligato al servizio oltremare, egli operò in Irlanda; a quell’epoca essa era considerata territorio britannico. Così, lasciò la Scozia per periodi prolungati, servendo principalmente nell’Irlanda del sud. Sembra che rientrasse in patria non tanto per stare con la famiglia, quanto per svolgere il compito di reclutatore. I gruppi di reclutatori prevedevano anche la presenza di un piper, e lui venne designato per tale ruolo”.

“Alla fine riuscì a sistemarsi a Edimburgo e dedicò il resto della propria vita alla costruzione di strumenti e ai suoi interessi musicali.
“Costruì Highland pipes caratterizzate da un timbro robusto, e fu maestro di piping. Costruì e diede lezioni anche di Union e Northumberland pipes e raccolse diversi brani, sia piobaireachd che ceol beag, sempre con entusiasmo.
“In un’epoca in cui non esisteva un metodo standard di notazione nel piping, McDonald realizzava spartiti meticolosamente dettagliati, tanto da poter essere eseguiti sia alla cornamusa che al pianoforte.

“Nel 1806 vinse un premio speciale dalla Highland Society of London, consistente in cinque ghinee, per aver realizzato il maggior numero di ancient pipe tunes set to music (così recita la motivazione); due anni dopo, con la stessa motivazione, un premio venne vinto anche dal figlio John.
“Nel 1810 scrisse delle Instructions for the Highland, Lowland and Northumbrian Bagpipes, intendendole come introduzione ad una raccolta di piobaireachd (or the ancient warlike music of Caledonia) e reels, da pubblicarsi non appena si fosse raggiunto un numero sufficiente di sottoscrizioni.
“Alla fine, pubblicò a proprie spese A Collection of the Ancient Martial Music of Caledonia: 23 piobaireachd e 24 jigs, reels, strathspeys e airs provenienti dalle isole di Uist e Skye.
“La Highland Society of London supportò l’iniziativa comprando sei copie dell’opera. Fu un’impresa che portò McDonald sull’orlo della rovina.

“Nonostante ciò, lavorò assiduamente alla stesura di un secondo manoscritto di 50 tunes, accompagnati da informazioni sulla tradizione orale riguardante i brani stessi.

“Roderick Cannon ci informa che una delle sue fonti fu il manoscritto Hannay-McAuslan, compilato verso il 1815; è il più antico manoscritto conosciuto del genere e contiene 10 tunes scritti su pentagramma.
“Tutti i brani confluirono nelle raccolte di Donald McDonald: nove di essi apparvero nella Collection su menzionata. Egli si attenne a questa fonte scrupolosamente, ma non pedissequamente, e apportò leggere modifiche alla notazione. Al momento di trascrivere la musica, McDonald non era del tutto privo di esempi da seguire.
“C’erano i testi di Joseph McDonald – ci dice Cannon – e se confrontiamo le raccolte dell’uno e dell’altro notiamo che Donald deve aver imparato un bel po’ da Joseph, compresa la scrittura su pentagramma come la conosciamo oggi, con il low A posizionato sul secondo spazio, in corrispondenza del la nella chiave di violino.

Donald fu anche un pioniere dell’insegnamento a partire dalle note scritte e introdusse la convenzione di scrivere le stanghette delle note melodiche verso il basso e quelle delle gracenotes verso l’alto.

Nonostante la sua Collection venisse ristampata diverse volte – una seconda edizione venne pubblicata da Alexander Robertson di Edimburgo in concomitanza con la visita di re Giorgio IV nel 1822 -, Donald ne ricavò ben poco.
Ne 1823 venne nominato pipe-maker presso la Highland Society of London.
Oltre ad essere il riconoscimento più prestigioso dell’epoca, ciò gli assicurò gli ordini per le Prize Pipes che venivano assegnate nelle competitions organizzate dalla Society; ma dopo il 1826 queste cominciarono a tenersi ogni tre anni.

Hugh Cheape, autore del libro Bagpipes: A National Collection of a National Instrument (National Museum of Scotland, 2008), attribuisce a Donald McDonald, insieme a Hugh Robertson e Malcolm McGregor, lo sviluppo della Great Highland bagpipe nella forma e nella struttura che conosciamo oggi.

E”, aggiunge Cheape, “dev’essere stato il primo a parlare della GHB come di uno ‘strumento nazionale’. “Gli esemplari di cornamuse McDonald giunti fino a noi sono inconfondibili e magistralmente costruiti, tanto da reggere il confronto con quelli dei massimi pipe-makers del XIX e XX secolo”.

Nel 1828, in società con il figlio maggiore John (tipografo oltre che piper), diede alle stampe A Collection of 119 Quicksteps, Strathspeys, Reels and Jigs.
L’opera venne stampata per tutto l’Ottocento, raggiungendo la mezza dozzina di edizioni; anche stavolta, però, i guadagni apportarono un beneficio minimo a lui e alla sua famiglia.

È un libretto molto ben fatto, utile e comodo”, ci dice Roderick Cannon, “con cui McDonald è diventato la prima persona a realizzare raccolte sia di ceol mor che di ceol beag“.

Purtroppo non riuscì a trovare nessuno che potesse pubblicare il suo secondo volume, e affidò il manoscritto ad uno dei suoi allievi affinché lo custodisse per il futuro”.

Donald McDonald morì l’11 ottobre 1840, all’età di 73 anni. I suoi tre figli John, Donald e James, tutti ai primi posti nelle competitions della Highland Society of London, morirono prima di lui.

“Era un appassionato e un perfezionista, ma, nonostante la stima di cui godevano le sue opere, ottenne pochi riconoscimenti.
“Alla sua morte, le due figlie, vedove, e i quattro nipoti, per i quali era l’unico sostegno, caddero nell’indigenza. Nella prefazione al suo libro scrisse di non voler entrare nella storia della Great Highland bagpipe, di essere ‘fortunato nella sua condizione’ e di essere incline all’ozio.

Non credo sia vero”, puntualizza Roderick Cannon. “In realtà era molto versatile e i risultati della sua attività erano straordinari”.

Dopo la sua morte, comunque, il lavoro di altri oscurò e fece quasi dimenticare la sua opera.
“Donald McDonald era in là con gli anni quando pubblicò i suoi libri. Ha avuto diversi allievi, tra cui i suoi tre figli. Essi avrebbero dovuto essere le persone più adatte a continuare il suo lavoro, ma la cosa triste è che morirono prima di lui. Se fosse nata una scuola Donald McDonald per l’esecuzione del piobaireachd, sarebbe nata dai suoi allievi migliori e dai suoi figli; la sorte ha deciso diversamente.

All’opposto troviamo la scuola di Angus McKay.
I suoi risultati furono enormi poiché raccolse molti tunes da molte fonti, più di quanto sia stato fatto fino ad allora. Arrivò sulla scena dieci anni dopo McDonald e, precisiamo, trasse un gran vantaggio dal suo operato.

Decisamente quest’ultimo fu un pioniere, ma John McKay of Raasay, padre di Angus, insegnò a parecchi allievi; come lo stesso Angus, sebbene ben più giovane di Donald.
A partire dagli anni ’20 dell’Ottocento, i suoi più stretti collaboratori vinsero diversi trofei e premi alle competitions della Highland Society of London: i fratelli di Angus, Donald e Roderick, vinsero entrambi le Prize Pipes; forse costruite proprio da Donald McDonald.
Nel 1835 l’altro fratello di Angus, John McKay, si piazzò quarto e un altro rampollo della famiglia, Ronald, divenne anch’egli piper.

I grandi nomi del piping di allora, da John Ban McKenzie a Donald Cameron, erano tutti giovani musicisti in gamba e furono protagonisti della scena.
Allo stesso tempo tutto ciò che riguardava il piping divenne di nuovo accessibile. I ricchi proprietari terrieri della nuova generazione, ‘anglicizzati’ loro malgrado, inaugurarono la moda di avere un piper personale.
Il miglior modo per trovarne uno, ovviamente, era di offrire il posto a un vincitore della competition, come accadde ad Angus McKay.
E fu anche un modo, per i pipers, di evitare il servizio militare oltremare, magari in climi troppo caldi, dove era facile morire per malattia.
Di fronte alle pessime condizioni economiche vissute dalla maggior parte dei pipers, le competitions rappresentavano una miniera d’oro e qualsiasi cosa potesse aumentare le possibilità di vincere un premio rappresentava un forte incentivo.
Nessuna sorpresa, quindi, se altri vollero seguire le orme di quei ‘mostri sacri.

Teniamo anche conto che un set di Prize Pipes dell’epoca costava otto o dieci ghinee, un costo insostenibile allora per un piper. Si pensa che in quei decenni le migliori cornamuse in possesso dei migliori musicisti fossero le Prize Pipes messe in palio durante le competizioni.
 

“Qualche anno fa, Ruairidh McLeod e Iain McInnes analizzarono gli antichi registri delle competitions e videro che, nel periodo in cui venne pubblicato il libro di Donald McDonald, alcuni brani venivano selezionati e proposti ai concorrenti; lo stesso avveniva quando uscì la raccolta di Angus McKay.
“È abbastanza chiaro che, nella ristretta cerchia dei top pipers, la musica scritta per gli esecutori stava vivendo la sua fase iniziale. I musicisti del periodo attorno al 1780 imparavano e suonavano i loro brani ancora a orecchio; ma, una volta iniziata, la pratica di trascrivere la musica e di farla circolare in forma scritta si diffuse velocemente e capillarmente.
“In questo modo, le competizioni influenzarono parecchio l’evoluzione del piping.
“Quando si decise di sovvenzionare la raccolta di Angus McKay, tra il 1836 e il 1838, la Highland Society of London sostenne la necessità di assicurare uno standard unico per la musica per cornamusa.
“Io la interpreto come la necessità, per i giudici, di avere un testo su cui confrontare e decidere sulle interpretazioni dei vari concorrenti, che fino ad allora seguivano stili differenti. Così facendo, le differenze esecutive venivano livellate.
“Ma noi abbiamo la musica di Donald McDonald, e conosciamo uno stile McDonald che differisce in molti punti dallo stile McKay. Non sono uno di quelli che pensano che uno stile sia migliore di un altro. Ma la differenza c’è, e ci pone di fronte ad un approccio altrettanto valido.
“Per capirlo, basta sfogliare il libro pubblicato, prendere un brano come Glengarry’s March e suonarlo sul practice. “Pipers diversi oggi offrono interpretazioni diverse, ma non credo differiscano poi tanto. Credo che la maggior parte dei musicisti suonerà nel modo che ho suggerito nel testo, ossia dando risalto a tutte le note. Si sentirà la differenza rispetto a come viene eseguito nelle odierne competitions.
“Vengono in mente brani quali Lamentation for the Duke of Hamilton, End of the Great Bridge, Lament for Samuel (The Stuart’s White Banner).
“Uno dei miei preferiti è un breve tune che non si esegue spesso, intitolato The Sword’s Lament (o The Aged Warrior’s Sorrow): è un pezzo notevole, davvero eccellente.
“Penso che si sia costretti a dare ad ogni singola gracenote la sua importanza melodica e la sua musicalità: non si può farla schizzare fuori e basta. Peraltro, Donald McDonald non dà indicazioni sulla velocità di esecuzione: la lascia decidere all’esecutore stesso”.