DIARIO DI UN VIAGGIO

Vorreste forse che arrivassi subito al punto?

Niente affatto invece, portate pazienza ma per capire appieno una storia,bisogna incominciarla dal suo inizio..

Sono le 11 e 30 di venerdi 6, piove, i bagagli sono pronti, la cornamusa è a posto nella sua sacca e il taxi è sotto casa che ci aspetta.

Ho deciso, data la mia capraggine sulla lingua inglese, di portarmi un foglio con tutti i brani che suonerò, non voglio fare figure barbine citando malamente magari “Captain Colino Campbell” o “The Glenficium Higlando Westin”, mi conosco, quindi scrivo e stampo per bene!

Il viaggio sotto la montagna d’acqua che imperversa sulla capitale è rapido e ben presto arriviamo in aereoporto, mi stupisco perchè, nonostante nella sacca della Bagpipe, ci siano tubi, gel, molle, trappole varie e naturalmente tutto l’occorrente per suonare, l’addetto alla sicurezza la fa passare sotto i raggi e non fa una piega.

Ci incontriamo con Roberto,uno dei drummer della banda e sua moglie Concetta, seguiti dal figliolo Filippo, tutti hanno deciso di partecipare a questa avventura londinese e vogliono sentire e vederne delle belle!

Sull’aereo si ripassa (con il chanter elettronico) tutti i pezzi.


Fino a martedì, giorno delle prove della banda, Max Mazzalupi, il nostro fortissimo (e robustissimo) Pipe Major, mi ha dato delle ulteriori dritte e degli ottimi consigli che mi torneranno in mente, come un pesce siluro, poco prima della gara.
Con Albe, abbiamo fatto il punto pochi giorni prima e mi ha spiegato, con la pazienza e la testardaggine che solo certi toscani sanno avere, per la centesima volta ciò che devo e ciò che non devo fare per suonare al meglio..

Comunque eccoci a Londra, l’albergo scelto da Francesca è un po’ fuori ma molto carino, ottima cena e una dormita all’insegna di “minchia ma perchè mi sono buttato in questa avventura”.

L’indomani (ieri), giorno fatidico: Londra è immersa in un cielo terso e azzurro che manco in Italia, difatti ieri mi dicono diluviasse; indosso la divisa e ci facciamo svariate fermate di metrò.

Ora, se avessi fatto svariate fermate di metrò a Roma, in divisa, tutti gli occupanti dei vagoni, sarebbero scesi con il torcicollo e avrebbero raccontato alle loro mogli ”sai cara, oggi ho visto uno vestito da scozzese in metropolitana” e sarebbero stati accusati di aver di nuovo esagerato con l’alcool.

Invece, qui a Londra, nessuno mi si caga e, che bello!, tutti si possono vestire come gli pare e piace.

Arriviamo finalmente al Kensigton Conference Centre, la prima visione che ho è un Roddy che arriva trafelato, carico di roba: strumento, cornici, premi, fogli e che in un attimo inchioda, ci saluta, ci abbraccia e ricorre trafelato all’interno.

Quest’anno ci sono novità rispetto allo scorso anno :

*  la prima: purtroppo gli amici pagano per entrare (ben 12 pound a testa);

* la seconda: Francesca viene marchiata come un vitellino da latte per poter entrare e uscire liberamente ( shoppingggggggggg ) quando gli pare;

*  la terza: anche a me danno un numeretto come i grandi, con il mio nome da attaccare al kilt!!! Forte!!

Appena qualche minuto e ecco arrivare, con un cappotto più lungo di lui (so che ci vuole poco ma fate meno gli spiritosi) Gordon Walker, li ci presentiamo ricordandogli di aver suonato con la CRPB al Colosseo qualche anno prima e al Rugby, mi stringe la mano e io già so, che nulla al mondo, nemmeno l’influenza A B C D F potrà mai più farmi lavare la mano che ha stretto la sua, l’uomo dei birls!

Ciancio alle bande: al piano di sotto ci attende l’organizzatrice che, dopo averci fatto spendere altri soldini per iscriverci alla gara (ma benedetti!!), mi informa che i tempi sono un po’ strettini e che io da lì a 20 minuti avrei dovuto iniziare.

Ora mi guardo intorno : sulla porta del bagno delle signore c’è scritto su un foglio di carta tuning room… immaginatevi di suonare dunque “Green Hills”, cercando di accordare il vostro strumento, mentre un andirivieni di madame decide in quel momento, di svuotare la “sacca”.

Certo è un antibagno, però è anche di parecchi gradi più freddo rispetto a dove dovrò suonare e questo di certo non aiuta.

Comunque sia, sono pronto! mi si concede ancora qualche minuto durante i quali, miracolo, si libera la stanza giusta, la VERA tuning room! Lì mi accorgo, con orrore, che lo scoccino, calibrato da Albe sulle temperature romane, emette un suono nell’H.G. pibroch che sembra un elefante a cui qualcuno, pochi secondi prima, ha inavvertitamente schiacciato i cabasisi.

Di corsa, tolgo lo scoccino, ne metto uno nuovo ma poco più in alto, risuono, riaccordo e ..vengo chiamato.

Il giudice è un bel ragazzo, sereno tranquillo, circondato da un volumone alto quattro spanne in cui sono elencati tutti i pibroch che abbiano mai scritto.

“prenditi il tuo tempo”, mi dice.

E io me lo prendo e penso “Oh, me l’ha detto pure Albe di prendermelo e quindi..”

Accordo suonando Flight of the Eagles; aggiusto un tantinello il bordone centrale e un po’ il basso.

Cè da dire che, oltre a tutte le doti che mia moglie mi dimostra quotidianamente, in questo viaggio se ne è aggiunta una nuova: mi accorda la cornamusa, con pazienza, astuzia e perizia. Quindi, piccoli ritocchi e sono pronto.

Il cuore mi batte all’impazzata, ripenso all’articolo scritto dal “Peloritano” e inizio, poco prima del brano, a respirare come un Piper Zen!

Il brano va liscio come l’olio della motocicletta, mi ricordo delle cose dette da Albe : “le note lunghe, lunghe; le note corte, corte”, pelo un poco il primo birl ma sugli altri vado bene.


Concludo, il ragazzone sorride e mi dice “Good”.

Esco soddisfatto e leggero, la vita è bella e fuori c’è il sole.

Ci regaliamo tutti insieme una passeggiata ad Hyde Park e una colazione in un posto che non saprei dirvi qual’è ma è bellissimo : fanno delle ottime torte e entrarci con il kilt fa la sua porca figura (se non fosse che mi ero dimenticato di togliermi il numeretto e sembravo una delle ragazze pon pon in Tahilandia che aspettano, con un numero simile al mio ma sulle tette, di essere chiamate dal maiale di turno).

La prossima competizione è alle 13, sono veramente teso, arrivo un po’ prima e mi dicono che sarò il prossimo a suonare.
Riaccordiamo in bagno (stavolta quello dei maschi), il giudice nel frattempo è cambiato, è un signore che sembra uscito da un film con Clarke Gable: vestito di Tweed, orologio da taschino, gilè abbinato.

La sera, Simon McKerrell dirà di lui : “è uno tosto”.

Il competitor che mi ha preceduto ha suonato un MSR perfetto, peccato che al reel ha guardato il giudice con la coda dell’occhio, mentre stava scrivendo e, in un baleno di distrazione, ha pelato il finale.

Memore di questo antefatto, decido di marciare tenendo, come un pinguino afflitto da colpo della strega, un portamento eretto e fisso il soffitto che, ora come ora, potrei descrivervi meglio di quello di casa mia.
Insomma, resisto alla tentazione di abbassare lo sguardo.

Suono The Glenfinnan Higland Gathering e(furbone) aspetto a fare il birl finale, allungo le note, ne accorcio altre… insomma cerco suonarlo come qualcuno, di cui non faccio più il nome, mi ha implorato per mesi di suonarlo..,
Devo dire che, alla fine, c’è stato un po’ il fatidico “rientro delle mucche alla stalla”, in quanto l’emozione stava per prendere il sopravvento ma… anzi but… le ho tenute ancora al pascolo per qualche secondo.

In queste gare danno l’opportunità di separare, volendo, la marcia con lo strasphey e il reel, e, volendo io riprendere un po’ il fiato e riaccordare, ne ho approfittato.

Quando ho sentito che tutto era a posto sono partito e.. beh! … il finale lo conoscete già.


Questa è la storia.

Ma nella storia ci sono tante altre piccole storie, come il respirare l’aria che c’è laggiù prima della competizione, dove c’è un padre con due figlie che vengono tutti gli anni e vincono perchè suonano tutti e 3 molto bene.Solo la figlia maggiore,durante il pibroch (che era quello che portavo anche io), s’è incartocciata sui crunluath e ha mollato a pochi minuti dalla fine.

La storia di un ragazzo alto una quaresima, che studia all’università di Cambridge, che viene accompagnato dalla ragazza e da un signore dai capelli bianchi che puntualmente gli accorda (scordandola) la cornamusa prima di suonare.

Quest’anno il canuto signore non arrivava e lui ha chiesto a me, se potevo accordargliela. Mi è sembrato un gesto così bello, che lui venisse proprio da me che mi sono subito prestato.

Ma poi all’ultimo è arrivato questo signore e con lo sguardo veramente afflitto il giovane, Daniel mi pare si chiami, si è dovuto piegare (in tutti i sensi) e farsi di-saccordare da lui.

Negli intervalli di queste storie di solito, si va al piano di sopra, dove quelli “veri” competono.

E può accadere che il Roddy trafelato incontrato prima, ma che ora ha più tempo, si fermi a bere con te, parlando (con traduzione mogliettiana al secondo), che non vede l’ora di tornare in Italia, che ci sta bene, e chiede cosa fa Albe, come sta Duilio, che combina la banda di Roma e mi mi riferisce con orgoglio che : “questi mobili sono belli”.

E può accadere che la moglie di Bruce Gandy si ricordi di Francesca (dopo un gathering vennero a Roma e cenarono a casa nostra e mentre Bruce suonava il chanter la moglie ballava e i vicini del piano di sotto ci insultavano), e cominci a chiacchierare con lei. Che Bruce, nel mentre, arrivi e mi prenda la guancia stropicciandomela e chiedendomi che ci sto a fare lì.

Insomma possono, e sono accadute, un sacco di cose belle.

La storia è che, quando mi hanno premiato, tutti sono stati sinceramente contenti, forse perchè è stata una dimostrazione che amiamo profondamente la loro musica, forse perchè in questa categoria non era mai successo prima, ma i “well done” sono partiti a razzo e la naturale compostezza “british” davanti a un italiano, sinceramente sbigottito, si dissolveva in strette di mano e pacche sulle spalle.

All’uscita Simon McKerrell ci ferma e, alla notizia della mia vittoria, vuole brindare con noi.

Legge i giudizi, su alcuni alza il sopracciglio e mi guarda con lo sguardo che dice “questo non farlo mai più”, su altri mi sorride e mi da pacche con le sue enormi manone.

Ci racconta che tra 4 settimane si sposerà e ci fa vedere la foto della sua bella. L’invitiamo a Roma e mi lascia con un ultimo regalo: un libro di spartiti scritto a metà con Finlay Mac Donad su cui scrive un bell’autografo: “A Francesco, che possa godersi questi brani e tutto il meglio per la sua musica”.

Oltre alla medaglia, naturalmente, ci sono i giudizi, le cose che sarebbero potute e dovute venire meglio, i crossing noise, maledetti compagni inseparabili, peggio delle pulci ! tante parole importanti da far leggere ad Albe e su cui lavorare in questo inverno oramai più che alle porte.

Però prima, un po’ di sano cazzeggio piperesco penso di essermelo meritato…

Ultima storia nella storia: al ritorno all’aereoporto di Gatwick l’addetto alla sicurezza. “what is this ?” – “this is my bagpipe” – urlo del controllore agli altri compagni : “hey guys He’s an Italian Bagpiperrrrrr !!!!”

Ciao Londra!!

P.S.: posso essere un po’ smielato?

Vorrei dedicare questo bronzetto a :
Alberto Massi, amico, insegnante e compagno di cartoni animati.
Francesca, moglie e compagna inseparabile con cui vivere, ridendo, mille avventure.
Max, amico e Pipe Major che, come un vero “grillo saggio”, infonde consigli, sicurezza e dimostra una disponibilità che va ben oltre i suoi “doveri” di grillo.
Don Giorgio, amico, trasmettitore universale di ottimismo e bontà d’animo.