CEOL NA PIOBA

Non tutti i pipers si dedicano al pibroch. Ce ne sono alcuni, come ci ricorda Alberto Massi, che non hanno sentito la necessità di studiarne uno.

La complessità strutturale, la difficoltà tecnica, la diversità nell’approccio non hanno suscitato l’attenzione e l’interesse di musicisti anche di un certo livello. Per cui, se il pibroch non entusiasma neanche voi, non sentitevi in colpa, via.Se invece siete affascinati da questi suoni sospesi nel tempo e nello spazio, anche se non riuscirete mai (per qualsiasi motivo) ad inserirne qualcuno nel vostro repertorio, avrete sempre la possibilità di ascoltare delle pregevoli raccolte in cd, o di assistere a qualche esibizione o competition.
Il cd che vi propongo è, in un certo senso, entrambe le cose.

Si tratta, infatti, della registrazione dell’Edinburgh International Festival, tenutosi alla Reid Concert Hall della Edinburgh University, il 30 agosto di dieci anni fa.

Sei top pipers affrontarono una serie di brani alternandosi quasi senza soluzione di continuità: alla conclusione di un tune, il collega di turno affrontava il successivo, senza dedicare troppo tempo all’accordatura, fornendo così il gusto di ascoltare pibroch (Ceol Mor, grande musica) e cogliere anche differenze di stile tra un musicista e l’altro. Dal palco, la musica poteva così arrivare al pubblico come le onde del mare, l’una dietro l’altra.
Questo modo di presentare una serata di pibroch (non una competition, quindi) è stato suggerito ad Allan McDonald (presente nel cd) dopo aver visto alcuni spettacoli in Bretagna, dove le serate erano strutturate in questo modo.

I brani selezionati per questo cd targato Greentrax sono sette; per ognuno di essi Allan ha scritto una breve scheda che potete trovare nel libretto: ecco una sintesi di quello che ha scritto il nostro amico.

Nota: vengono riportati, nell’ordine, il titolo con cui il brano è noto, tra parentesi il titolo in gaelico e il nome dell’interprete.

         Too Long in This Condition (Is fhada mar seo tha sinn, Roderick J. McLeod)

Questo brano è generalmente attribuito ad uno dei pipers della dinastia McCrimmon; si sono indicati di volta in volta come autori Donald Mór, Patrick Mór e Patrick Òg. Una tradizione antica riguarda il primo dei tre, il quale aveva cercato rifugio presso i Reay (o i McKay) di Caithness in seguito al suo coinvolgimento nella vendetta per la morte del fratello a Kintail, agli inizi del XVII secolo. Una variante di questo pibroch è popolare oggi: si tratta di McFarlane’s Gathering (Togail nam Bó). Alla melodia è associato un testo poetico, forse proveniente dal feudo dei McFarlane adiacente Loch Lomond.

         The Old Woman’s Lullaby (Crònan na Cailliche, Robert Wallace)

Un breve brano consistente in un ùrlar e due variazioni. Il titolo si rifà ad una figura del folklore delle Highlands, una divinità in forma di cervo capace di sollevare una nebbia fittissima per proteggersi dai cacciatori. È una figura agile, capace di comporre satire taglienti sui mandriani e protagonista di diverse canzoni.

         Hioemtra haentra (One of the Cragich, Barnaby Brown)


Il titolo di questo brano è quello che si trova nel Campbell Canntaireachd, il manoscritto che costituisce la fonte più importante di pibroch ancora esistente. Esso contiene 168 brani, molti dei quali devono ancora essere pubblicati ed eseguiti. Come nella tradizione delle waulking songs, un pibroch può essere identificato da alcune delle sillabe canntaireachd della frase di apertura e può non aver mai avuto un altro titolo. Questo in particolare, però, è uno dei diversi brani del manoscritto indicati anche come “One of the Cragich” (“Uno dei Cragich”), definizione dal significato oscuro. È come se questa tipologia di pibroch avesse qualche particolare caratteristico nella melodia o nella struttura o un significato ben specifico, a noi ignoto.

         Glengarry’s March (Cìll Chrìosd, Allan McDonald)

Un altro brano di quel periodo turbolento della storia scozzese noto nelle Highlands come “Linn nan Creach”, successivo al 1494. I clan McKenzie e McDonell di Glengarry sono stati spesso in lotta. La tradizione ci tramanda un evento cruento, in cui una comunità intera di McKenzie morì per mano dei McDonell a Muir of Ord, a nord di Inverness. La chiesa dove i McKenzie si trovavano radunati in preghiera venne incendiata e il piper dei McDonell suonò questo brano (“Cìll Chrìosd”, letteralmente “La Cella (o ”Il Camposanto”) di Cristo”) girando attorno alla chiesa in fiamme. La vendetta fu rapida e i McDonell furono colti di sorpresa e massacrati. Non ci sono testimonianze precise sull’episodio della chiesa, ma si sa di una spedizione guidata da Allan McRonald of Lundie nel 1603. Il brano è eseguito in uno stile interpretativo più veloce e ritmicamente più vivo di quanto si possa sentire in una esecuzione ‘normale’. Questa andatura rende più facile al piper inserire l’ùrlar al termine di ogni variazione senza appesantire il brano. Questa prassi era usualmente seguita nelle prime competitions, tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo ed è stata abbandonata, forse per via dell’eccessiva lunghezza rispetto all’andatura adottata in seguito. Il pibroch si sviluppa sulle sole note low G-B-D, che creano un accordo dissonante con i bordoni e un effetto psicologico consono all’evento cui è tradizionalmente connesso.

         The Fingerlock (An Glas Mheur, William McDonald)

Ecco un altro brano basato sulla triade low G-B-D. Il significato del titolo è tuttora un rompicapo. Nella tradizione orale gaelica è spesso associato alle fate; per questo ha assunto un carattere oscuro e misterioso. Le fate conferirono a un giovane piper (identificato di volta in volta con un McCrimmon e con altri) l’abilità ad eseguire pibroch. Probabilmente, l’associazione con il mondo delle fate e il suo strano titolo lo hanno reso ancor più intrigante, compreso il fatto che era il pibroch più impegnativo e difficile. Era usato come reveille nei primi Scottish Regiments, ed eseguito con ogni probabilità più velocemente di oggi.

         Hihorodo Hiharara (Barnaby Brown)

Altro breve tune tratto dal Campbell Canntaireachd. Consiste in un ùrlar e tre variazioni. Alcune sue caratteristiche si trovano in altri brani, associati ai rituali di cremazione (in gaelico caoineadh). Solitamente questi lamenti funebri venivano eseguiti, in Irlanda e Scozia, dalle donne e proibiti, in quanto considerati riti pagani, dal Sinodo di Argyll nel 1642; erano tuttavia in uso, ancora nel 1905, nell’isola di Barra. Questi canti improvvisati, emotivamente forti, a quanto sappiamo avevano un tempo molto irregolare, composto da piccole frasi ripetute con tre accenti nelle note alte della scala.

         Lament for Hugh (Cuma Eòin, William McCallum)

Non si conosce la storia di questo pibroch. Si sviluppa in una tonalità minore, chiuso com’è tra le note low G e B, nella parte bassa del chanter. La dissonanze di queste due note con i bordoni e i contrasti con le note E e A fanno di questo brano un lament piuttosto insolito. Come per il precedente, anche qui si suggerisce una origine associata al caoin, o lamento funebre.


Queste brevi note ci permettono di capire e conoscere qualcosa di più di questi brani, ma anche del pibroch in generale; dei libretti ancor più ricchi ed esaustivi si trovano a corredo delle pubblicazioni della Siubhal di Barnaby Brown, “Dastirum” e “A Living Legend”, anch’esse dedicate esclusivamente al pibroch.


C’è ancora un aspetto che vorrei cogliere, prima di concludere; ha a che fare con Barnaby Brown e con la sua attività di ricercatore. Più ancora di Allan McDonald, che propone approcci interpretativi alternativi rispetto agli standard attuali, Barnaby esamina ed analizza gli aspetti storici (con un termine colto potremmo dire ‘filologici’) dell’interpretazione del pibroch, giungendo a esplorare la struttura e la costruzione delle bagpipes del passato, e funzionalmente ai suoni che esse producono.

I due brani proposti sono stati riscoperti ed eseguiti dal nostro amico, per la prima volta dopo due secoli, in occasione di questo concerto, su uno strumento che riproduce una cornamusa del XVIII secolo in mandorlo di Scozia con mounts di corno animale.

Lungi dall’essere una pura e semplice curiosità, la scelta di Barnaby si inserisce come tassello di una ben più ampia attività di conoscenza e divulgazione di un genere poco noto e per qualche tempo, almeno da noi, ritenuto quasi estinto (in un libro italiano di quasi trent’anni fa, ripreso da una pubblicazione del 1999, si legge che il pibroch aveva ormai perduto importanza e che a conoscerlo erano solo appassionati e studiosi, e a suonarlo erano solo musicisti delle Ebridi e dell’isola di Banza – che, a quanto mi risulta, non esiste!).


Che sia dovuto all’ignoranza che in Italia continua ancora sfacciatamente a circolare?

Senza curarsi di questa sciocchezza, gli artisti scozzesi continuano a fornire spunti di interesse (ma anche parecchie emozioni) e a pubblicare ottime incisioni, come questa (in cui i finali dei brani vengono sfumati per dare ancora una volta l’idea della risacca), testimonianza di un patrimonio culturale unico al mondo eseguito da maestri del piping.


P.S.:
avrete notato che i suddetti maestri del piping sono persone di cui noi del BIG abbiamo avuto modo di apprezzare, almeno una volta, la grandezza musicale e la carica umana: Roddy McLeod ha più volte partecipato ai nostri incontri, Gathering e Spring School; Robert Wallace ha tenuto uno stage di pibroch pochi anni fa in quel di Pavone; Barnaby Brown è amico di vecchia data; Allan McDonald ha lasciato un segno indelebile durante il primo Gathering targato Cannara; Willie McCallum è stato a sua volta nostro ospite e maestro. Solo William McDonald manca all’appello; ma nulla ci impedirà di averlo con noi, in un futuro più o meno prossimo.