“NINE NOTES AND MORE …”

n. 45

Intervista di Stuart Robertson apparsa su Piping Today n. 45

Finlay McDonald ha riscosso un grande successo in tutto il mondo con la Finlay McDonald Band. Dai tradizionali tunes, rivisitati in chiave moderna, ali brani originali, la band propone il meglio del piping e delle composizioni contemporanee.

Responsabile dei Piping Studies al National Piping Centre, Finlay ha iniziato a studiare all’età di 10 anni sotto la guida del padre Iain McDonald della Neilston and District Pipe Band.

Dopo tre anni di studio alla Royal Scottish Academy of Music and Drama, ed essersi specializzato in interpretazione e composizione, ha ricevuto molte richieste come esecutore e ha fatto parte di gruppi come Deaf Shepherd, Battlefield Band, Old Blind Dogs e Kate Rusby Band. Ha inciso oltre 20 album, nei quali spazia dal jazz al classico, al folk tradizionale.

Il suo album di esordio (2000) a capo della band è stato acclamato dalla critica. Uno dei segreti del successo del gruppo è la capacità di mescolare insieme il piping contemporaneo con il jazz, il funky e la dance. Sono seguiti Pressed for Time, del 2003, e ReEcho nel 2007. La band ha tenuto numerose tournée in Italia, Francia e Spagna, sempre con grande successo.Finlay ha gentilmente accettato di parlare con noi delle sue idee sulla composizione.
[Quando ho letto questa intervista, ho letteralmente ‘sentito’ la voce di Finlay mentre rispondeva alle domande di Stuart, ndt]

Quando hai iniziato a comporre?

Credo di aver cominciato ad avere qualche idea per dei brani a 13 o 14 anni, È difficile ricordare esattamente quale sia stato il mio primo tune, ma ricordo l’eccitazione che provavo quando avevo un’idea per un nuovo brano. Sicuramente era un momento piuttosto piacevole, ma poi si deve andare più a fondo nel processo e cercare di costruire un proprio stile, una propria personalità.

Cosa ti ha ispirato maggiormente?

Sento che qualsiasi cosa intorno a un compositore sia capace di suggerire come debba essere un brano. Ricordo alcune grandi incisioni, come Live in Ballymena dei 78th Fraser Highlanders, e l’originalità e l’emozione trasmessa dai tunes e dagli arrangiamenti. Ricordo anche altri lavori, come Wellpark Suite di Billy Jackson, o l’album Names and Places della Vale of Atholl. Posso dire di essere stato fortunato ad aver subìto l’influenza di generi musicali diversi mentre sviluppavo uno stile rock e contemporaneo partendo dal folk e dalla world music.

Quali sono le tue influenze?

Al momento sono affascinato dalla musica dell’Est europeo e da quella bretone. Mi piacciono la tensione e l’intensità di quelle musiche. Amo anche il jazz e la musica sperimentale, che sprigionano un grande senso di libertà interpretativa. Ma soprattutto, credo che siano stati determinanti quei grandi musicisti con i quali ho avuto la fortuna di esibirmi.

Cosa ne pensi dei compositori moderni, e chi di loro ti ha colpito di più?

Oggi ci sono molti grandi compositori. Alcuni dei miei preferiti sono Fred Morrison, Gordon Duncan, Simon McKerrell, Allan McDonald e Patrick Molard. Sarebbe però impossibile dimenticare compositori meno ‘moderni’, come Donald McLeod, G. S. McLennan, Peter McLeod, John A. McLellan e Duncan Johnstone.

Come si costruisce un tune, dalla sua concezione al suo completamento?

In effetti dipende dal tune stesso, a volte viene fuori facilmente, altre volte invece bisogna elaborare delle idee melodiche o ritmiche per molto tempo prima di poterle trascrivere su carta. Altri tunes sono composti per necessità, ad esempio per completare un determinato set – insomma, ogni volta è una sfida diversa. Un’altra bella sfida è l’arrangiamento, spesso dà maggiori gratificazioni della composizione.

Come sei arrivato a comporre un brano come il reel Armstrong’s [il brano si può ascoltare, insieme a parte di The Little Cascade, in questo video amatoriale:  http://www.youtube.com/watch?=mF4xPKlo2hg]?Be’, l’ho scritto quando ho saputo che il mio amico Chris Armstrong aveva vinto la Gold Medal al Northern Meeting nel 2003. Il motivo mi girava per la testa già da un po’, così quando seppi di questo successo mi è venuto spontaneo dargli questo titolo.