Dal 1900 al 1914

I primi anni del ‘900 videro una fortissima specializzazione e modernizzazione dell’esercito britannico grazie all’impulso dato dalla guerra Boera che ebbe luogo in Sud Africa dal 1899 al 1902.

Questo conflitto vide infatti l’ esercito Britannico, impegnato per tutta la seconda metà dell’ottocento esclusivamente in guerre coloniali contro avversari tribali , fronteggiare un nemico perfettamente a suo agio in un territorio ostile, equipaggiato con armi tecnologicamente avanzate, ben addestrato all’uso di queste ultima, assolutamente restio ad impegnarsi in confronti campali, estremamente mobile e organizzato in piccolissimi nuclei autonomi di combattenti in grado colpire e poi svanire nel nulla, sia nei territori selvaggi del veldt sia nei piccoli agglomerati urbani.

Cosa assai più importante, infine, i Boeri erano europei trasferitisi in Sudafrica o ivi nati da genitori europei e pertanto condividevano la medesima cultura, filosofia e percezione del conflitto che avevano anche i soldati di sua Maestà.

Questo scenario costrinse ad una riorganizzazione dell’esercito profonda ed estesa ad ogni livello. Dopo quasi due secoli e mezzo di utilizzo ininterrotto, vennero definitivamente dismesse le giubbe rosse a favore del più sobrio e mimetico kaki. Il vecchio fucile Martini-Henry a colpo singolo fu sostituito dallo straordinario Lee-Enfield 303 con caricatore a dieci colpi . L’equipaggiamento personale fu rivoluzionato, nel tentativo di massimizzare la resistenza, la universalità di impiego e l’efficacia in ogni condizione climatica e ambientale e, allo stesso tempo, di minimizzare il peso. Vennero rivoluzionati i sistemi di trasporto, potenziata la logistica, incrementato il numero di marconisti e segnalatori in ogni unità. Vennero modificate le tattiche, introdotti nuovi corpi di fanteria a cavallo per aumentare la mobilità delle truppe, incoraggiava l’iniziativa individuale a scapito dell’addestramento formale e della cieca obbedienza agli ordini.

L’esercito Britannico uscì dalle guerre boere come il più moderno esercito Europeo e, allo scoppio del primo conflitto mondiale, dimostrò pienamente la sua superiorità riuscendo a contrastare l’offensiva tedesca del 1914 nonostante una schiacciante inferiorità numerica.

Si sarebbe portati a credere che in un simile contesto il piper fosse destinato a diventare una figura obsoleta. Un piper che suonasse con le truppe sul campo di battaglia, infatti, non sembrerebbe per nulla compatibile con le caratteristiche della guerra moderna. La precisione delle armi moderne, le tattiche basate sulla mobilità e sull’adozione di formazioni in ordine sparso, l’introduzione di mezzi di segnalazione semaforici, eliografici, telefonici, telegrafici e radiofonici sembrerebbero tutti elementi sufficienti a relegare il piper a una funzione puramente cerimoniale.

Questo non è avvenuto perchè il piper era, ed è, una figura istituzionale che incarna in maniera tangibile la tradizione e l’orgoglio dell’unità di appartenenza. La sua presenza sul campo rappresentava, e rappresenta, una potentissima fonte di motivazione per gli uomini.

Oltre all’impiego in Sud Africa nei primi anni del ‘900, gli anni precedenti lo scoppio della prima guera mondiale videro l’esercito Britannico impegnato in compiti tutto sommato abbastanza tranquilli di guarnigione nelle stazioni più remote dell’impero.

In queste stazioni lontane, i reggimenti scozzesi mantenevano alto il morale organizzando Highland Games in cui , accanto alle prove atletiche e sportive, si svolgevano anche competizioni di piping. In generale, comunque, il piper aveva una funzione fondamentale di custode e diffusore delle tradizioni.