An Daorach Mor – The Big Spree

Storia e folklore dei brani

Bridget MacKenzie

Questo  brano è tratto da un più ampio saggio scritto dalla ricercatrice e storica Bridget MacKenzie ed è contenuto nel libro che accompagna l’album “Donald MacPherson, a Living Legend” pubblicato dalla casa editrice/discografica che fa capo all’Autore.

La traduzione (eccezionale!) è a cura di Alberto Massi ed era destinata a comparire sul libro a corredo dell’album insieme alle traduzioni in altre lingue. Purtroppo, e sottolineiamo purtroppo, ciò non è stato possibile per ragioni tecniche.

An Daorach Mor  The Big Spree

Ùrlar

A’Cheud Shiubhal S & D (“The First Motion”)

An Darna Shibhal S & D (“The Second Motion”)

Leth Leagadh S & D

Crunnludh Fosgailte S & D

Nella antica raccolta di pibroch compilata da Angus MacKay nel 1830, la più completa tra quelle dell’epoca, questo brano, letteralmente “I grandi bagordi”, è chiamato  “Sei ubriaco, è meglio che tu vada a dormire”.

Ciò corrisponde a una nota scritta nel 1820 da Donald MacDonald, curatore di una raccolta simile, sempre a proposito di questo brano:

Questo pibroch è stato composto da uno dei capi dei MacGregor in riferimento a uno dei suoi vassalli che di mestiere faceva il fabbro. Era un uomo valoroso, sempre il primo a gettarsi nel cuore della battaglia, ma certe volte gli capitava di ridursi in uno stato pietoso, a causa dei suoi eccessi nel bere. Questo fu  il motivo per cui quest’aria fu composta. Esistono tre brani ad esso legati, An Daorach Mor, An Daorach Mheanach, e An Daorach Bheg, tutti e tre dedicati a questo selvaggio eroe.

Probabilmente questi tre brani (Big, Middling e Little Spree, i grandi, medi e piccoli bagordi) furono composti non da un capo dei MacGregor, ma da uno dei piper ereditari del Clan, anch’essi di nome MacGregor, esponenti di punta del piping tra il 1781 ed il 1812, degni eredi di una intera dinastia di piper di prestigio protrattasi per oltre duecento anni.

Agli inizi del XX secolo, Neil Angus MacDonald, un eminente piper cattolico di Barra, affermò che i tre “Spree” avevano frasi musicali tratte da litanie tipiche della sua Chiesa. Egli riteneva che, in tempi di persecuzione, i tre brani fossero stati usati come un codice, per chiamare i fedeli a Messa. I “Grandi”, “Medi” e “Piccoli Bagordi” avrebbero indicato se il sacerdote in arrivo di nascosto sarebbe stato un arcivescovo, un vescovo o un prete.