Dal 1914 al 1918

La prima guerra mondiale fu una esperienza inedita per i Britannici. Le dimensioni leviataniche del conflitto resero necessaria una radicale modifica dell’esercito e per la pima volta nella storia del Regno Unito venne introdotto il servizio di leva e le dimensioni delle forze armate raggiunsero proporzioni mai avute prima.

Se da una parte questo cambiamento portò alla fine dell’esercito Britannico professionale, stranamente dall’altra non causò una trasformazione altrettanto profonda ed epocale delle tradizioni, delle caratteristiche e delle particolarità delle singole unità.

L’esercito di leva fu infatti concepito dal ministro in carica, Lord Kitchener, come una serie di espansioni dei vecchi reggimenti di professionisti che componevano l’esercito pre-bellico. Tutte le unità che venivano create ex-novo, infatti, venivano associate a un vecchio reggimento “regolare” che, se in periodo pre-bellico aveva uno o al massimo due battaglioni, nel corso del conflitto finiva per raggiungere un numero elvatissimo di battaglioni “territoriali”, a volte anche più di dieci.

In questo modo, le reclute venivano associate a unità ricche di storia, onori e tradizioni istillando anche nei cittadini-soldato “territoriali” una parte dell’orgoglio e dello spirito di corpo dell’unità madre “regolare”.

Questo sistema funzionò in maniera sorprendente, tanto che moltissimi dei vecchi soldati “regolari” lodarono in maniera incredula quanto entusiastica il valore e l’efficienza dei “territoriali”. Questa specie di miracolo causato dal desiderio dei “territoriali” di uguagliare i “regolari” rese possibile il mantenimento di elevati standard di efficienza e di specializzazione che gli altri eserciti europei non riuscirono a ottenere, sopperendo con il numero alla qualità delle truppe.

Ovviamente, i reggimenti scozzesi erano le unità che meglio potevano porre in essere questo meccanismo, essendo così fortemente caratterizzati e carichi di gloria e tradizioni.

Le reclute che indossavano il kilt dei reggimenti Highland o il Glengarry dei reggimenti Lowland subivano un processo di assimilazione straordinario: molti inglesi ed irlandesi servirono nei reggimenti scozzesi durante la guerra, finendo per essere adottati o assimilati fino a sentirsi scozzesi a tutti gli effetti e a rimanere scozzesi nel cuore anche dopo la smobilitazione.

In questo processo il piper giocava un ruolo fondamentale.

La guerra moderna significava l’uso di armi automatiche, di gas tossici, di bombardamenti a tappeto, di mitragliamenti aerei. Nulla di tutto questo impedì ai piper di stare in trincea come tutti i propri commilitoni e, al momento opportuno, di tirare fuori i propri strumenti e di suonare sul parapetto, generando immediatamente l’euforia e l’entusiasmo nei propri commilitoni.

Tutta la guerra è punteggiata da episodi di incredibile eroismo da parte di questi uomini, eroismo tanto più incredibile se si pensa quale bersaglio invitante potesse essere un piper che suona in bella vista, sovrastando la cacofonia del campo di battaglia per un cecchino o un mitragliere appostato a poche centinaia di metri di distanza.

Il numero di morti e feriti tra i piper fu infatti altissimo, così come il numero di decorati per atti di coraggio.

Il comando britannico ebbe la massima attenzione nei confronti dei piper, riconoscendone l’enorme valore per il sostentamento del morale, e nell’arco della guerra vennero distribuite varie direttive che invitavano gli ufficiali ad evitare ai piper il servizio in prima linea o comunque a limitarne la durata.

Il piper , però, non aveva ragione di essere nelle retrovie, e di questo erano consapevoli sia i piper che gli ufficiali, e un compromesso fu sempre cercato e mai raggiunto.

Anche i nemici erano consapevoli dell’importanza che la cornamusa scozzese aveva come arma psicologica, tant’è che nel 1916 il comando Tedesco emise un ordine specifico in cui si specificava che ogni set di cornamuse trovato andasse immediatamente distrutto in quanto potenzialmente pericolosissimo.

In ogni caso, non si pensi affatto che i piper avessero solo funzione di rincuorare le truppe con la musica. La funzione ordinaria per i piper era infatti quello di portaferiti, ed anche in questo ruolo molti piper si distinsero in azione.

La nuova organizzazione amministrativa dell’Impero Britannico nel neonato Commonwealth portò per la prima volta al fronte cittadini Canadesi, Neozelandesi, Australiani, Indiani e Sudafricani inquadrati in eserciti della propria nazione di provenienza, che per la prima volta vennero organizzati autonomamente in corpi e divisioni specifiche.

Molte nazioni del Commonwealth avevano reggimenti scozzesi, formati da scozzesi o da discendenti di scozzesi emigrati nei nuovi paesi.

Tra i cittadini dei nuovi mondi, infatti, quelli di origine scozzese mantenevano più saldamente e più a lungo degli altri i legami con la propria terra d’origine, grazie a tutte le peculiarità della cultura scozzese che si erano preservate anche sotto cieli lontani.

Così sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale si videro combattere le controparti canadesi dei Gordon Highlanders e del Black Watch, i Canadian Scottish, i Transvaal Scottish e i Cape Town Highlanders dal Sudafrica. Ognuna di queste unità aveva ovviamente i propri piper.

Anche senza contare questi piper provenineti da altri continenti, la continua rotazione di suonatori nelle unità a causa delle perdite o anche semplicemente delle diverse assegnazioni dall’uno all’altro degli infiniti reggimenti “territorilai” mise per la prima volta in evidenza un problema di non poca importanza: la standardizzazione dei brani e delle partiture.

Ogni piper conosceva e suonava la versione che aveva sempre studiato di un particolare brano che raramente coincideva con quella suonata nel reggimento d’appartenenza. Mentre i piper dei vecchi reggiemnti “regolari” avevavno tempo e modo di studiare in gruppo e mettere a punto il repertorio, nei “territoriali” si trovavano a suoanre assieme piper provenienti da quartieri, città, regioni, nazioni diverse e quindi con un repertorio di brani suonati da ciascuno in diverse versioni o arrangiamenti.

Il problema veniva rapidamente risolto per i brani più comuni nel volgere di poche settimane dall’arrivo nell’unità, grazie all’aiuto degli altri piper, ma solo per ripresentarsi nelle occasioni in cui i piper erano chiamati ad eseguire brani reggimentali meno comunemente eseguiti o che non avevano ancora provato insieme per mancanza di tempo.