ARMANDO IN SCOZIA

Armando è il tipico esponente del piping italico alle prese con l’apprendimento della cornamusa. Ha voglia di approfondire le sue conoscenze in merito e, per far questo, non si tira indietro (potendolo fare) di fronte alle proposte, alle esperienze e alle avventure capaci di farlo progredire – o anche solo di dargli un minimo di soddisfazione. Probabilmente molti di voi si identificheranno col personaggio, le cui vicende sono assolutamente reali, così come le persone che incontra e conosce. Sulla sua reale identità e sulla sua collocazione geografica, beh, non c’è molto da starci a pensare…

Armando aveva scelto di passare due settimane in Scozia perché i voli più economici di andata e ritorno erano rispettivamente il 9 e il 23 agosto. Facendo così buon viso a buon gioco (osereste davvero chiamarlo cattivo?), si era preparato per un’esperienza unica: avrebbe assistito sia al Piping Live! Festival e al World Pipe Bands Championship, a Glasgow, sia all’Edinburgh Royal Military Tattoo, e se li sarebbe goduti fino in fondo. Il solo neo era la mancanza di Patrizia: il giorno della partenza lo aveva accompagnato alla stazione dei pullman per l’aeroporto, e da quel momento ne aveva sentito la mancanza. Se lei fosse venuta, tutto sarebbe stato perfetto.

La Scozia lo accolse con un vento non molto freddo, ma forte e a tratti fastidioso. Ma non se ne curò più di tanto. Trovò Glasgow ordinata, vivace e allegra: dopo un’intera giornata di viaggio, e in uno stato d’animo rilassato, decise di cenare in un buon posto e andare a letto per potersi godere la giornata successiva in ottima forma. Peccato, perché così si perse il concerto inaugurale (Ecletnica Pagus, Battlefield Band e Seudan) alla Royal Concert Hall.

Già prima di partire, scorrendo il programma del festival, Armando notò che troppi eventi si concentravano in uno stesso momento. Materialmente, e con tutta la buona volontà del mondo, si poteva seguire sì e no un terzo di tutti gli spettacoli in programma: scegliere cosa vedere e cosa scartare non sarebbe stato facile. Però il nostro eroe riuscì a vedere, almeno una volta, quasi tutti i personaggi e i gruppi più importanti del piping mondiale. Del resto, in George Square, a quindici minuti di cammino dal suo alloggio, ogni giorno si esibivano le pipe band che avrebbero partecipato ai Worlds: non gli venne pesante, né tanto meno difficile, vedere e sentire la Simon Fraser University, la 78th Fraser Highlanders, la Bagad Cap Caval, la Los Angeles Scots, la Inveraray & District. Riuscì anche ad alternare queste performances all’esibizione di altri artisti nei gazebo allestiti ai lati della piazza, da Patrick Molard agli Armagh Pipers Club, ai Xeremiers de Sollers con le loro strane cornamuse. Ovviamente, essendo una buona forchetta e un buon bicchiere, non si lasciò sfuggire l’occasione di mangiare e bere a proprio piacimento con stuzzicherie tipicamente “scottish”, come i panini allo haggis, e birra a fiumi. I locali non mancavano, e anche le bancarelle, che gli ricordavano quelle dei ‘panellari’ di Palermo.

Naturalmente, programmò delle tappe al Piping Centre e allo Street Cafè allestito all’ingresso. Anche nell’istituto, all’aperto e al chiuso, gli appuntamenti erano tanti: Armando riuscì a non farsi scappare gli assoli di Dr Angus McDonald, Willie McCallum e dei partecipanti al Masters Solo Championship. In questo caso, però, dovette scendere a un compromesso: la competizione si svolgeva sia all’auditorium del Piping Centre (dalla mattina al pomeriggio, categoria Pibroch), sia nella sala da concerto della Royal Scottish Academy of Music and Drama (il pomeriggio, per la categoria March-Strathspey-Reel); così, per colpa di questa sovrapposizione, e per poter assistere anche alla MSR, si perse In Praise of Morag, il pibroch che adorava di più. Va be’, pensò, tutto sommato non gli era poi andata tanto male.

Armando aveva l’intenzione di procurarsi ‘qualche’ ricordino nel negozietto del Piping Centre. Ci tornò quindi più volte, e ogni volta si fermò a vedere un concerto (o almeno una parte di esso). Riconobbe, tra gli altri, i ragazzi della Bagad Brieg: una band bretone che alloggiava nella stessa struttura dove aveva, in extremis, trovato una stanzetta, e poteva sentirli durante le prove, ogni mattina, mentre si radeva e si preparava per la colazione. Fu anche molto contento di vedere le prove della Scottish Power Pipe Band e incrociò lo sguardo di Simon McKerrell, il quale rispose con un larghissimo sorriso (per inciso, stava suonando divinamente la uilleann pipe, ha continuato a suonare divinamente la uilleann pipe). Un pomeriggio prese appuntamento con il suo amico Duilio e insieme videro il concerto degli Ecletnica Pagus, che conosceva già di persona.

Il Lord Todd Bar della Strathclyde University, a venti metri dall’edificio dove alloggiava (che cul… ehm! che fortuna!, pensò quando ritirò le chiavi della sua stanza) era anch’esso teatro di diversi eventi. A parte i superbi e ipercalorici scottish breakfast (che Armando non avrebbe dimenticato mai più), lì si era svolto uno stage di drumming condotto da Jim Kilpatrick, e soprattutto la Silver Cap e il Piping Recital Challenge. Bene, l’LSD è succo d’arancia in confronto: in quanto a effetti psichedelici, questa esperienza non ci scherzava per niente. Basti citare i partecipanti alla Silver Cap: Bruce Gandy, Jamie Troy, Angus McColl, Willie McCallum, Jack Lee, Bob Worrall, Gordon Walker e Stuart Liddell. Fu Angus a vincere il premio, consistente in un glengarry d’argento e un assegno. L’altro evento, il Piping Recital Challenge, vide la performance di Bruce Gandy (risultato vincitore), Stuart Liddell (che fece vedere come si potesse suonare anche con le gambe! Chi lo avrebbe mai detto?), Gordon Walker e Angus McColl. Potete immaginare e perdonare ad Armando il senso di saturazione dovuto a una così gran massa di musica e di bellezza, al punto che poi non faceva nemmeno più caso a cosa gli accadeva intorno.

Durante la Silver Cap, tra un piper e l’altro, questa coppia di giovanotti intratteneva gli spettatori: con grande sagacia e lungimiranza capì che quello di destra aveva del talento, e se si impegnava, con ogni probabilità, avrebbe fatto strada.

Entrando e visitando il Piping Centre, Armando ebbe una strana impressione. Colse, naturalmente, la grande cortesia e disponibilità degli studenti della RSAMD (tra cui Emma Buchan e Amber Ives), chiamati a dare una mano nella gestione del flusso di visitatori; e anche la squisitezza del dott. Hugh Cheape, col quale ebbe una bellissima chiacchierata, ma era il luogo in sé a sembrargli strano.

Il negozio era parecchio fornito ma piccolino, il museo era anch’esso minuscolo (ma custodiva dei reperti assolutamente straordinari, tra cui due bordoni: i resti della cornamusa che Kenneth McKay suonò a Waterloo) e così i locali del ristorantino a due piani. Al piano superiore l’auditorium era, invece, abbastanza ampio. Quei locali facevano da contraltare a quelli del piano inferiore, una specie di bunker con le stanzette, piccole e insonorizzate, per lo studio e la pratica. Ambienti anonimi e spartani, collegati da corridoi labirintici dove rischiò anche di perdersi durante la disperata ricerca di un gabinetto. Tuttavia, anche in un luogo simile (stile vittoriano sopra, stazione spaziale sotto), sperimentò la disponibilità dei grandi personaggi che aveva conosciuto negli anni scorsi. Volendo testare il proprio strumento, Armando si rivolse dapprima a uno straimpegnato Roddy McLeod, che però riuscì ugualmente a cercare e trovare Glenn Brown, giovane Gold Medallist dello staff dell’istituto. In una ventina di minuti Glenn gli settò un paio di ance nuove, rivide l’accordatura del chanter, verificò la tenuta della sacca e constatò che era da buttare.

Armando ebbe anche il tempo di assistere ai Clasp di Grade 1 al Millennium Hotel. Bene, se vi siete fatti un’idea in base al resoconto del grande Toiati, dimenticatevi tutto e pensate a una stanzetta di una trentina scarsa di metri quadri, con il tavolo del giudice (Keith Bowes) e una trentina di sedie (ma non più di venti spettatori), e poi i sei concorrenti. Chi tremava come una foglia, chi era scordato, chi suonava sciattamente… solo uno se l’è cavata in modo dignitoso, per il resto anche lui, pensò, avrebbe potuto fare di meglio. Il che è tutto dire.

In quei giorni vide sfilare per le strade di Glasgow decine di pipe band. Il primo giorno, quelle che partecipavano all’Edinburgh Military Tattoo, compresa quella della Guardia Reale Giordana; alla vigilia dei Worlds, tutte quelle che avrebbero gareggiato l’indomani offrirono uno spettacolo memorabile per le vie di mezza città, qualcosa di indescrivibile, tra le varietà delle uniformi e la potenza di suono prodotto da centinaia di cornamuse e tamburi. Un effetto diverso da quello provato al Green il giorno dopo: tanto ordinata la massed band quanto caotico il campionato. Ogni band suonava per conto proprio, chi per la qualificazione, chi per la sfilata all’ingresso dell’area di gara, chi per fare le ultime prove. Per Armando non fu facile orientarsi là in mezzo, alla fine si attaccò all’arena delle band di Grade 1 e seguì le loro esibizioni. A fine giornata, prima della proclamazione dei vincitori di ogni singola categoria, ogni band si radunò, sempre sfilando e suonando, sotto gli spalti da cui i giudici avrebbero espresso i verdetti e proclamato i vincitori. Come sapete, la palma della vittoria è toccata alla St Laurence O’Toole di Terry Tully.

Due giorni dopo Armando si trasferì a Edimburgo e notò che, se Glasgow si era dimostrata una città piena di musica, la capitale faceva vedere degli aspetti decisamente più sfaccettati. Ad agosto, infatti, si svolgono diversi festival, tra cui il Fringe, che coinvolge artisti di strada e si tiene all’aperto – praticamente in ogni via del centro storico. E, a differenza di Glasgow, il capitolo piping si sviluppa quasi esclusivamente nella spianata del Castello, in occasione del Military Tattoo; fuori di esso Armando vide solo altri due pipers esibirsi lungo il Royal Mile, poi basta. Basta, se si eccettuano quei tre o quattro che suonano Scotland the Brave a uso e consumo dei turisti.

In effetti, anche il Tattoo è uno spettacolo per turisti, con le rutilanti uniformi, le complesse evoluzioni, l’assolo del “lone piper” e i fuochi d’artificio finali. Niente a che vedere con Piping Live!, e tuttavia il nostro amico non si sentì assolutamente di sminuirlo, sia per il grande sforzo organizzativo che vi sta dietro, sia per l’imponente colpo d’occhio, sia anche per la simpatia dello speaker. Scorrendo l’elenco delle prenotazioni, costui citava nomi e paesi di provenienza, bla bla bla e bla bla bla, ARMANDO AMICO FROM SICILY! Quindi, anche voi, non minimizzate l’importanza dell’evento, per favore. (Detto tra noi, quelle furono le uniche parole che riuscì realmente a comprendere di tutto il discorso.)

A Edimburgo poté apprezzare ancora un aspetto della vita sociale: le session nei pub. Sia nelle esibizioni estemporanee che nei concerti dal vivo nei locali, le bagpipes sono pressoché assenti. L’amica che lo ospitava (che cul… ehm! che fortuna!, pensò di nuovo) gli spiegava che lo strumento ‘nazionale’ scozzese non è la cornamusa, e nemmeno l’arpa: è il violino, se volessimo fare un paragone è come da noi la chitarra. Solo che lassù non si limitano a strimpellare davanti ai falò in estate. Dovunque nei pub, ogni pomeriggio per tutta la sera, professionisti e dilettanti si riuniscono davanti a pinte di birra, suonano e cantano. Fiddle, whistles, bodhran, arpe, qualche smallpipe, un paio di spoons e il gioco è fatto. Poi, cosa che lo riempie sempre di meraviglia, anche la jewish harp, ossia lo scacciapensieri, ‘u marranzanu insomma; gli fa una certa impressione vederla nelle mani di uno scozzese, in un contesto decisamente diverso dal suo; ogni volta però, gli dà l’idea di un dialogo nel linguaggio universale, dove non esistono barriere o confini, e se ne frega dei nazionalismi.

Ovviamente nelle due settimane di permanenza Armando riuscì a girare le due città in lungo e in largo, per musei, palazzi, chiese e locali tipici, ma arrivò alla fine della vacanza con il rimpianto di non aver visto le regioni e le isole dell’ovest e le Highlands. Avrebbe rimediato l’anno successivo, perché trovò molta ospitalità e cordialità nella gente, molta bellezza, e valeva la pena di pianificare diversamente la prossima visita per dare più spazio a quella splendida terra. Magari in compagnia di Patrizia.