LA COSTRUZIONE DEL REPERTORIO

 

come combattere la “bulimia” da spartito !

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La costruzione del repertorio

Fase 1
Nella fase 1 stiamo lavorando essenzialmente sul PC e di tanto in tanto imbracciamo la Bestia.
E’ la prima fase in cui si può pensare di iniziare a imbastire un repertorio, prima e’ chiaramente prematuro.In generale, rispetto ai brani che il proprio insegnante da’ da studiare ci si dovrebbero concedere pochissime deviazioni.
Se abbiamo avuto da studiare “Scotlad the Brave” possiamo pensare di studiare per conto nostro una cosa tipo “Rowan Tree” o “Balmoral”, insomma un componimento dello stesso tipo (4/4 march) e grosso modo dello stesso livello di difficoltà che perèò per un motivo o per l’altro, vogliamo imparare.
In questa fase, tra l’altro, le idee su come organizzare un repertorio non sono per nulla chiare – giocoforza. Sentiamo un pezzo su un disco e ce ne innamoriamo, ne sentiamo un altro in una colonna sonora di un film e ci perdiamo la testa, vorremmo studiarli e suonarli tutti.

Calma e gesso.

I pezzi che ci propone il nostro insegnante più uno – massimo due – pezzi di “svago” di simile caratura.
Stop, se mettiamo troppa carne al fuoco rischiamo di lavorare male in una fase in cui invece dobbiamo concentrare al massimo le risorse.

Fase 2
E’ passato un po’ di tempo e abbiamo le idee più chiare e, soprattutto, abbiamo iniziato a suonare in una band o, comunque, di tanto in tanto incontriamo qualche altro disperato che si danna l’anima con la bestia e ci farebbe piacere suonare qualcosa insieme.
A questo punto scopriamo che ci sono una serie di pezzi che , per qualche arcano motivo, sono lo zoccolo duro che tutti sanno e che tutti possono suonare quando si incontrano.
E’ il cosiddetto repertorio da “massed band” che comprende una sfilza di brani oramai straclassici.
Qualche tempo fa Thomas Grotrian ha pubblicato un bel libretto dove sono raccolti in bell’ordine (il libro si chiama “The Pipefest Collection”) ma si possono trovare anche on-line sul sito www.pipefest.com dell’organizzazione no-profit “Pipefest” nella sezione “music”.

Ecco, quella mi sembra che si possa considerare la “base” che un po’ tutti dovrebbero conoscere.
Oltre alla “base”, nella fase 2 potremo scegliere un altra manciata di brani da studiare, ma qui ormai siamo scafati al punto giusto, sappiamo quali brani scegliere in ragione delle nostre capacità e del nostro gusto e , sopratutto, in questa fase se sentiamo un CD riusciamo a capire quali brani potrebbero essere alla nostra portata e quali decisamente “fuori target”.

Fase 3

 

In questa fase siamo quasi diventati delle vecchie volpi e, sopratutto, abbiamo anche le idee ben chiare su cosa fare “da grandi”.

Se facciamo parte di una band, ad esempio, ci concentreremo sul repertorio della band e faremo l’impossibile per suonare tutto (nota x nota e gracenote x gracenote) come da manuale.
Nel frattempo metteremo in cantiere anche un po’ di cose che ci piacciono (finalmente!) tipo un bel MSR , un paio di 6/8, un paio di Hornpipe e Jig et voilà, il gioco e’ fatto.

Se suoniamo da soli ci concentreremo sullo studio di qualche brano “palestra”, cioè qualche brano leggerissimamanete al di sopra di nostri standard del momento, di quelli che hanno riusciamo a suonare ma che, accidenti a loro, quà e là hanno quel passaggino del cavolo o quella battuta maledetta che ogni volta ci fa dannare l’anima……..
Accanto a questi, ci saranno tutti i brani accumulati in precedenza e che di tanto in tanto andremo a rinfrescare e , tra questi , potremo scegliere quelli da combinare insieme per mettere su qualche set carino da suonare in santa pace quando si vuole provare lo strumento “a cervello spento” o quando si vuol fare baracca la sera nel pub o quando si guidano le truppe in battaglia sotto il rombo della mitraglia.

Ci sarebbe poi il discorso pibroch, ma qui lascio la parola al Sindaco.