Domenica scorsa si è conclusa l’Italian Spring Piping School, l’edizione 2023 che ha rischiato di essere annullata per calamità naturali ma che ha poi felicemente potuto svolgersi a Misano Adriatico.
In questo articolo pubblichiamo con piacere le impressioni di Silvia Cuccarolo alla sua prima Italian Spring School.
La Spring School fa male… quando finisce!
“Come tutti i novellini, ho sempre guardato da lontano gli eventi nazionali organizzati da BIG e AP&DI perché avevo paura che il livello generale, molto più alto del mio, non mi avrebbe permesso di seguire le lezioni.
Poi a Febbraio ho deciso di dare un giro di vite al mio approccio allo studio della pipe e di iniziare il percorso degli esami, cogliendo l’opportunità di farli qui in Italia, durante la Spring School. E oggi, prima ancora di avere il risultato, sono davvero felice di averlo fatto!
In primis perché l’esperienza della Spring School è un’iniezione di entusiasmo che ti accompagna poi per molti mesi. Questo impulso viene sia dalla capacità degli insegnanti Alberto Massi, Finlay MacDonald e Wilson Brown, e dei tutor Mosè Giaretta, Chiara Temporin Roberto Arrabito, Giancarlo Percopo e Umberto Rossi di tarare le lezioni sul livello di ogni gruppo, sia dal confronto con i compagni di studio di tutti i livelli.
Per quattro giorni ho cantato i brani per memorizzarli, io che sono sempre stata dipendente dallo spartito in maniera quasi ossessiva (è la mia copertina di Linus!), ho studiato come stabilizzare il mio soffio, ho rivoltato quella piccola macchina infernale che è la pipe fino a capire come adattarla meglio a me invece di subirla, ho studiato brani entusiasmanti e brani sfidanti, ho ripulito la tecnica e ho imparato come studiarla adattata al ritmo a cui andrà utilizzata in una giga piuttosto che in una marcia, ho pianto per un piobaireachd, ho sentito composizioni con note che non sapevo nemmeno che questo strumento potesse produrre, insomma ho imparato veramente a vivere questo strumento a 360°.
Ma soprattutto ho condiviso queste esperienze con persone che provano la mia stessa passione e che mi hanno arricchita con le loro esperienze, tutte diverse e tutte da conservare nel cuore. Persone che si conoscono da una vita ma che mi hanno accolta a braccia aperte, con cui spero di condividere molti altri eventi e con cui mi auguro che si possa consolidare quello spirito di “banda senza confini” che mi ha fatto venire la pelle d’oca per l’emozione, mentre suonavamo in riva al mare.
Sono sincera: dopo aver studiato tanto per l’esame, avevo preparato la valigia dicendo a mio figlio “quando torno non voglio più sentir parlare di practice chanter e di cornamusa per un po’”. E invece ho svuotato quella stessa valigia pianificando una nuova routine di studio e i nuovi brani da aggiungere al mio piccolo repertorio.