Ladies from Hell

un album ormai storico !!!
(al 2.12.06 : 51 letture)

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C’è poco da fare. Sebbene il titolo del cd evochi chissà quali figure misteriose e terribili, e benché gli esecutori siano soldati e graduati di truppa, ‘The Ladies from Hell’ del 1st Battalion The Black Watch mi trasmette un senso di gioia: la gioia del fare musica.

In quattordici tracce, quasi tutte medley di marce e danze (46 pipe tunes in totale), si srotola l’emozione continua di un suono corposo, fisico, ma al tempo stesso agile e fluido.

Una caratteristica mi ha colpito subito: i Black Watch suonano a due voci: solo quattro set sono completamente omofonici, e questo contribuisce a creare un’atmosfera particolare.
Merito senza dubbio dell’allora Pipe Major Steven Small, che ha curato l’arrangiamento di una buona parte dei brani di questo cd, realizzato nel 1998, e ne ha composti due (‘The Glorious 12th’ e ‘The Merse Piper’).

Alcuni brani sono molto antichi: i tre che costituiscono il set introduttivo sono canti risalenti al periodo della ribellione giacobita del 1745, e già i loro titoli ci portano a quell’epoca turbolenta della storia scozzese: apre il set ‘Ye Jacobites by Name’, segue, col titolo ‘The 42nd’, il canto già noto come ‘Wha Wouldna Fecht for Charlie’ o ‘Wha Saw the 42nd’; e, infine, ‘The Roses o’ Prince Charlie’.

Un altro brano storico è la slow air ‘The Massacre of Glencoe’, anch’esso arrangiamento di una canzone, ancor più antica delle precedenti, sull’efferato gesto del clan Campbell contro i membri del clan McDonald nel 1692.

In altri set si celebrano le imprese compiute dal battaglione in vari teatri di guerra e in diverse epoche: dalla campagna antinapoleonica del 1815 (‘The Battle of Waterloo’) ai due conflitti mondiali (‘The 51st Highland Division’, ‘The Ladies from Hell’).

Ecco: tutti questi brani, arrangiati o composti appositamente per Great Highland Bagpipe, parlano di rivolte, guerre, tradimenti… eppure resto sempre della stessa idea. Sarà per il susseguirsi di ritmi incalzanti, sarà per l’impasto sonoro delle voci o la compattezza del gruppo, o la qualità degli arrangiamenti… chissà, fatto sta che questo album è un divertimento per le orecchie e per la mente.

Basti prendere a esempio i repentini e sorprendenti cambi di tempo in ‘The Devil’s Staircase’: composta da Robert Mathieson, si potrebbe definire una ‘hornjig’: trasforma infatti il ritmo del tema principale, da hornpipe a jig, e lo inserisce tra la seconda e la terza parte, un arrangiamento acrobatico, opera del P/M Small, senza sbavature o cedimenti della linea melodica.

Un brano, l’unico che non faccia parte di un set, mi affascina più degli altri (senza nulla togliervi, beninteso). La melodia di ‘The Steam Train to Mallaig’ è stata composta da Mary Ann McKinnon sulle suggestioni e la nostalgia evocate dal suono dei vecchi treni a vapore che collegavano, prima di quelli moderni, i vari centri abitati fino a quella zona della Scozia che si affaccia di fronte all’isola di Skye.

Mi affascina anche perché mi fa venire in mente un passo del romanzo ‘Castelli di rabbia’ di Alessandro Baricco, in cui si racconta l’epopea dei primi treni nati in Inghilterra agli inizi dell’Ottocento.

Il narratore ricostruisce le sensazioni di un viaggio in treno: la vertigine della velocità, l’ansia e la paura che prendeva i passeggeri nel guardare, fuori dai finestrini, il paesaggio circostante ridotto a schegge. I casi, dice Baricco, erano due: o si guardava fuori e si sfidava la tensione oppure ci si richiudeva all’interno dello scompartimento, e si leggeva nel tentativo di isolarsi da quel folle spettacolo e ritagliare un angolo di immobilità, di solidità.
Quella stessa vertigine si avverte ascoltando ‘The Steam Train to Mallaig’: tre minuti e mezzo di un reel lanciato anch’esso su strade ferrate, a mordere l’acciaio, a sbuffare nuvole di fumo nero e acre, un vortice di suoni che ci riporta in un’epoca ormai appartenente al passato, ma non ad un passato tanto remoto.

E all’ascoltatore vien fatto di lasciarsi andare alle suggestioni che questo brano porta con sé.

E gli altri tunes? Non mancano i celebri, come ad esempio ‘The Gold Ring’, ‘Sandy’s New Chanter’ e ‘Susan McLeod’; ma anche se meno noti, o di recente composizione, tutti sono un piacevole scorrere di note e emozioni; tre quarti d’ora e più  di musica di alto livello, eseguita con perizia, passione… e gioia.